Cristiano Ciuti vive e lavora a Parigi dal 2003. Dal 2006 è professore all'Università Paris 7. Prima ha lavorato in California (postdoc), Lausanne (dottorato). Ha studiata alla Normale di Pisa ed ha preso un PhD al Politecnico Federale di Losanna, Svizzera (2001).
Perché hai lasciato l'Italia?
Un professore svizzero è venuto alla Normale e mi ha proposto un dottorato, ho accettato e così sono partito. Dunque un po' per caso.
Come ti trovi?
Bene perché mi piace il mio lavoro. Parigi è una bella città, anche se con ritmi abbastanza sostenuti, ma globalmente sono soddisfatto.
Hai valutato altri Paesi/soluzioni?
Il mio mestiere è internazionale e durante l'anno ci sono molte conferenze e visite in università straniere. Quindi volente o nolente, uno fa sempre paragoni e valuta più o meno coscientemente. Se si creassero opportunità altrove, bisogna pensarci.
Ti pesa di più essere dovuto andar via o cosa?
Di nostalgia non ho mai sofferto. Parigi è a un'ora e 20 di aereo da Pisa, la stessa distanza di Pisa da Palermo più o meno. Vivere in Giappone sarebbe un'altra cosa e forse sarebbe diverso. L'Australia è più lontana, ma culturalmente più vicina a noi. Il Giappone è un altro pianeta culturale e sociale.
Torneresti in Italia? Se sì, a quali condizioni?
Come ti ho detto, se si creassero opportunità professionali interessanti altrove, le valuterei. Ma non mi sposterei mai per un “downgrade” o in una città troppo isolata o poco interessante.
Cosa rimproveri all'università italiana? E cosa, invece, ti ha dato?
Chiariamo subito una cosa. In Italia, ci sono ricercatori e professori molto in gamba. Ci sono in alcune università dei centri di ricerca che sono di livello eccellente e molto competitivi al livello internazionale. Chiaramente, ci sono anche alcune istituzioni non competitive. Le risorse date dallo stato sono molto limitate rispetto al prodotto interno lordo. Quindi prima rimprovero la politica e la società che non sostengono abbastanza la scienza. Quello che noto è una mancanza di rispetto per la cultura scientifica - in generale nel paese -. Angela Merkel ha un dottorato in fisica, per esempio. In Germania dopo un PhD, il titolo deve essere messo sul passaporto. Non si trova un buon lavoro senza un PhD in Germania. In Francia, si ha una via di mezzo tra Italia e Germania. La ricerca scientifica non dà applicazioni immediate, ma può dare applicazioni enormi nel futuro.
Che suggerimento vorresti dare a chi ci governa?
Un paese che non investe nell'università, nella cultura e nella ricerca e nei giovani, è destinato a un declino inevitabile e a un ruolo marginale nell'economia globale. La Germania è uno dei paesi che investe di più in Europa e si vede. La Francia potrebbe investire di più.
Come ti vedi tra dieci anni? E come vedi l'Italia tra dieci anni?
Siamo a un tornante, turning point. Riguardo il mio futuro: sono ottimista, ma ci sarà da rimboccarsi le maniche, come ho sempre fatto dalla scuola elementare in poi. Riguardo l'Italia: se continua così non la vedo bene.
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