Caos procure, tutti contro tutti. Ermini smentisce Davigo. Storari: "Sereno"

Davigo nella bufera per i verbali segreti. La smentita del vicepresidente del Csm David Ermini: "È falso che io abbia ricevuto informative, rapporti o note scritte"

Caos procure, tutti contro tutti. Ermini smentisce Davigo. Storari: "Sereno"

Si torna a parlare dei verbali segreti che stanno attualmente imbarazzando il Csm. I documenti con le dichiarazioni dell'avvocato Piero Amara, passati dal pm del capoluogo meneghino Paolo Storari a Piercamillo Davigo, all'epoca consigliere del Csm, sarebbero stati consegnati anche a David Ermini, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, dallo stesso Davigo. Ermini, però, smentisce categoricamente tutto.

Il passaggio delle carte

I verbali segretati contengono le deposizioni, rilasciate in cinque occasioni, da Piero Amara, arrestato nel 2018 per i depistaggi dell’inchiesta Eni e per alcuni episodi di corruzione. Nei documenti si fa riferimento a nomi di magistrati che si erano rivolti ad Amara per ottenere promozioni, ed anche ad una loggia segreta, denominata "Ungheria". In possesso di queste informazioni, il pm milanese Paolo Storari decise di consegnare il materiale all'allora consigliere del Csm Davigo, come forma di autotutela.

Secondo quanto riferito da Il Corriere, nel maggio 2020, Piercamillo Davigo avrebbe consegnato i documenti segretati con le dichiarazioni di Amara sulla lobby Ungheria al vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura David Ermini. Non si sarebbe trattato, dunque, di una semplice confidenza.

Alla richiesta di chiarimenti, Davigo ha risposto:"Quello che ho da dire lo dirò, prima, nelle sedi istituzionali in cui verrò ascoltato". Ermini, invece, sembra negare l'avvenuta consegna dei documenti, limitandosi a dire di avere ricevuto alcune confidenze da parte dell'ex consigliere del Csm, ed avere ad un certo punto compreso che questi potesse essere in possesso di alcune carte.

La smentita di Ermini

"È falso che io abbia ricevuto informative, rapporti o note scritte dall'allora consigliere Piercamillo Davigo", ha affermato con decisione il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura David Ermini, come riportato da AdnKronos."Lo smentisco nel modo più categorico. Smentisco inoltre che io mi feci portatore di ringraziamenti o indicazioni da parte del presidente della Repubblica", ha aggiunto. Quei documenti scottanti, insomma, non sarebbero mai finiti nelle mani del vicepresidente del Csm, almeno a suo dire.

Per quanto riguarda Davigo, l'ex pm di Mani pulite sarà ancora sentito dalla Procura, che intende capire per quale ragione quei documenti si trovassero nel computer di Marcella Contrafatto, allora sua segretaria. La donna, adesso sospesa dal servizio, risulta attualmente indagata per il reato di calunnia. I verbali consegnati a Davigo, infatti, furono inviati segretamente ad alcune testate giornalistiche.

Le dichiarazioni di Morra

Sul caso è intervenuto anche Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia, che ai microfoni di AdnKronos ha ricordato di aver incontrato Davigo nel giugno dello scorso anno. "Davigo mi disse semplicemente che sul dottor Ardita si stava adombrando un sospetto assai grave, e cioè che fosse in qualche modo organico a una loggia massonica segreta, occulta, in base alle dichiarazioni, io ricordo questo poi magari ricordo male, di un collaboratore di giustizia", ha affermato."Ma io non ricordo di aver avuto indicato o pronunciato il nome del dichiarante, non ricordo di aver letto eventualmente questo cognome. Se l'ho fatto non ho afferrato, però mi ricordo che si trattava di una procura del Nord che stava vagliando l'attendibilità delle dichiarazioni di questo collaboratore che mi è stato presentato come un collaboratore di giustizia. Ricordo che rimasi basito, esterrefatto dalle dichiarazioni in questione".

"Non ricordo se ho visto cognomi o meno, perché mi è stata aperta questa cartellina, questo foglio, se non ricordo male un foglio a righe che conteneva questi stampati, e quindi l'attenzione si è soffermata sull'adesione di Sebastiano Ardita alla loggia massonica, cosa che poi puntualmente mi sembra sia stata smentita nei fatti perché le affermazioni di Amara sono state riscontrate in maniera negativa, per cui sono state confutate, e io di questo non posso che essere contento", ha aggiunto il presidente della Commissione Antimafia. "Anche perché ci tengo a ribadire che io avevo ed ho grande stima nei confronti sia di Davigo che di Ardita, quindi spero che tutto si chiarisca. Poi non so se qualcuno ha operato degli errori, non ho le competenze per poter asserire se è stato alfa o è stata beta, ma io lavoravo affinché il gruppo di Autonomia e Indipendenza recuperasse uno spirito di dialogo interno che li rendesse nuovamente punti di riferimento per quanto riguarda la mia azione in termini di politica giudiziaria".

Stupore per aver sentito il nome di Ardita associato alla loggia massonica, ha spiegato Morra. "Poi nel tempo, comunque, c'ho pensato, e siccome non arrivavano ulteriori sviluppi né in un senso né nell'altro, ho inteso comunque partecipare ad eventi con il dottor Ardita, eventi pubblici relativi a questioni antimafia, per esempio la presentazione del suo libro insieme al dottor Gratteri e al dottor di Matteo a Catania, forse nel luglio del 2020. Poi ho partecipato con lui a webinar e altri incontri online", ha ricordato. "Ricordo perfettamente che Davigo mi portò nella tromba delle scale, questo atteggiamento mi insospettì, era quasi a far pensare che non ci si fidasse neanche del luogo in cui ci si trovava perché magari si poteva essere sottoposte a controllo. Una volta appreso tutto questo, ho riferito al dottor Ardita, perché mi sembrava corretto, e anche al dottor di Matteo che è stato colui che pubblicamente e denunciato il tutto", ha detto in conclusione.

Storari interrogato

Questa mattina la Procura incaricata del caso ha sottoposto ad interrogatorio il pm di Milano Paolo Storari, indagato per rivelazione del segreto d'ufficio. Ad ascoltarlo sono il procuratore Michele Prestipino ed i pm Fabrizio Tucci e Rosalia Affinito, titolari del fascicolo. Al termine dell'interrogatorio, durato per circa 2 ore, gli inquirenti non hanno rilasciato dichiarazioni.

"Storari non ha provocato assolutamente niente. Quello che è tecnicamente accaduto, è che delle informazioni, perché i verbali non sono che il supporto di informazioni, sono state comunicate ad una persona autorizzata a riceverle", ha dichiarato Paolo Della Sala, difensore di Storari, come riportato da AdnKronos. "A sua volta questa persona le ha veicolate ad un organo istituzionalmente competente. Storari consegnò gli atti per tatto istituzionale. Tenuto conto della delicatezza delle dichiarazioni che si ritiene siano oggetto di questa indagine. Riteniamo perfettamente legittimo è conforme a legge quanto accaduto".

L'avvocato Della Sala ha comunque precisato che il suo cliente si stente sereno, e si presenterà dinanzi all'autorità giudiziaria ogni volta che sarà convocato. "Si tratta un magistrato, come ce ne sono moltissimi, la cui luce resta accesa fino a tardi la sera e tutti lo sanno. Molto amato all'interno del foro", ha aggiunto.

"È considerato anche dai colleghi, perché ha sempre saputo lavorare con assoluta apertura, in condivisione con gli altri. Quindi è tutto meno che un soggetto portato all'individualismo". Per quanto riguarda l'interrogatorio nessuna dichiarazione, in quanto "è di assoluta pertinenza dell'autorità giudiziaria".

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