Diabete, dal melo un rimedio che passa attraverso il rene

Astra Zeneca lancia anche in italia la molecola Dapagliflozin. In molti casi può sostituire le terapie insuliniche, con tutti gli effetti collaterali

Diabete, dal melo un rimedio che passa attraverso il rene

Buone notizie per chi soffre di diabete mellito di tipo 2. Novità - va precisato - che riguarda i pazienti con funzionalità renale almeno accettabile. Astra Zeneca ha introdotto anche in Italia la molecola Dapagliflozin, che combatte l'iperglicemia attraverso il rene invece che con l'insulina. Il nuovo farmaco, infatti, agisce inibendo l'effetto del co-trasportatore Sglt2, una proteina responsabile del maggior parte del riassorbimento del glucosio da parte dei reni. Tra gli altri effetti positivi, anche una perdita di peso e un abbassamento della pressione arteriosa.

«Astra Zeneca - spiega Pablo Panella, neo presidente della filiale italiana del colosso multinazionale - è fortemente impegnata nel settore della diabetologia. Una patologia che rappresenta una vera piaga sociale e riguarda 387 milioni di persone in tutto il mondo (secondo gli ultimi dati ufficiali dell'Oms, in realtà ormai superati, ndr ), di cui quattro milioni in Italia. La nostra azienda intende introdurre nei prossimi anni nuove classi di farmaci per guarire il maggior numero possibile di persone affette da diabete. Ora presentiamo una nuova classe di farmaci che agisce favorendo l'eliminazione del glucosio tramite l'urina. Ma stiamo studiando anche altre soluzioni».

«Il Dapagliflozin - sottolinea Panella - è una risposta che ci è arrivata dalla natura. La nuova molecola, infatti, è simile a una sostanza che si ricava dalla corteccia dell'albero di melo». Il riferimento è alla florizina, un composto organico che già alcuni decenni fa si è tentato di utilizzare per gli scopi raggiunto oggi dal Dapagliflozin, ma che causava eccessivi effetti collaterali negativi, soprattutto a livello gastrointestinale. Il nuovo farmaco non ha tali controindicazioni, e può essere assunto per via orale in qualsiasi orario del giorno e migliora in modo significativo il tasso glicemico nel giro di poche settimane.

La promessa è quella di migliorare la qualità della vita di moltissimi malati di diabete mellito di tipo 2, che potranno - se lo specialista lo riterrà opportuno - non dover più ricorrere al trattamento con insulina per via parenterale e sottoporsi a continui controlli del tasso glicemico. Due tipi di azioni che creano disagi nella vita quotidiana, lavorativa, familiare e di relazione, che molto spesso sono alla base della decisione di abbandono delle terapie. Grazie al fatto che la nuova molecola non agisce sui meccanismi insulinici, inoltre, gli esperti assicurano che il Dapagliflozin non causa ipoglicemia, il cui continuo rischio di insorgenza costringe molti pazienti a tenere sempre con sé fonti di glucosio (bustine di zucchero, caramelle e così via).

La nuova molecola induce, dunque, una riduzione del peso corporeo e un abbassamento della pressione arteriosa. Quali sono le possibilità che il Dapagliflozin possa essere utilizzato per obiettivi, diciamo, «estetici»? Esiste, inoltre, una controindicazione per chi già cura lìipertensione con la classica «pastiglietta»? Quanto alla prima domanda, Giorgio Sesti, professore ordinario di Medicina interna dell'Università «Magna Grecia» di Catanzaro e presidente eletto della Società italiana di diabetologia, ammette che «in effetti qualche rischio di ricorso off label contro il sovrappeso c'è. Ma la riduzione di peso causata dal Dapagliflozin non è dovuta all'eliminazione di acqua, ma alla diminuzione di massa grassa. Una volta eliminato qualche chilo di grasso in più, l'effetto sulla “linea” finisce». In proposito, va ricordato che al diabete molto spesso si associa l'obesità (oltre che la depressione, per la diminuzione della qualità della vita). Quanto al pericolo di eccessiva riduzione della pressione, a causa dell'associazione di Dapagliflozin e diuretici, «è un falso allarme - conclude Sesti -. L'unica precauzione da prendere - soprattutto da parte delle persone anziane, che tendono a sentire meno la sete, è bere più acqua nelle prime settimane del trattamento».

Trattamento che almeno per ora può essere prescritto solo da medici specialisti. I più titolati anche a decidere con chi iniziare fin dall'inizio la terapia con la nuova molecola o, se e quando, introdurla in pazienti già curati con altri farmaci.

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