E alla fine della fiera 40 dei 144 immigrati a bordo della nave Diciotti se la sono data a gambe levate.
"Si sono già dileguati 40 dei 144 immigrati maggiorenni sbarcati dalla Diciotti e affidati alla Cei o al Centro di Messina - dicono i sottosegretari all'Interno, Stefano Candiani e Nicola Molteni -. Ricordiamo che, per la legge, queste persone hanno libertà di movimento e quindi non sono sottoposte alla sorveglianza dello Stato. Erano così disperate che hanno preferito rinunciare a vitto e alloggio garantiti per andare chissà dove. È l'ennesima prova che chi sbarca in Italia non sempre scappa dalla fame e dalla guerra, nonostante le bugie della sinistra e di chi usa gli immigrati per fare business".
Ma la loro fuga, per qualcuno, viene pure difesa. "I centri di accoglienza non sono centri di detenzione e dunque le persone ospitate possono allontanarsene liberamente: la loro non è una fuga", ha commentato padre Camillo Ripamonti presidente del Centro Astalli, la struttura dei Gesuiti che si occupa di migranti, profughi, rifugiati e richiedenti asilo.
E dopo la sparata, il padre continua. Anzi: rincara pure la dose. "I motivi per andarsene possono essere i più svariati, cambiano da caso a caso - spiega Ripamonti -. Dipende anche da che tipo di centro li sta ospitando, dove è geograficamente collocato, se sta in aperta campagna o in una grande città, qual è la nazionalità dei profughi ospitati, se l'Italia è la meta finale o soltanto un Paese di sbarco e di transito...
Difficile ora capire perché questi rifugiati si siano allontanati".Insomma, i migranti scappano dalle guerre, da situazioni così disperate, ma rifiutano vitto e alloggio gratis se il centro che li ospita sta in campagna...
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