Paul da diciasette anni vive in Italia e da dieci lavora a Palermo. Lavora come idraulico ma adesso in tasca ha un decreto di esplusione sottoscritto da Prefettura e Questura di Palermo. Il frate missionario Biagio Conte, fondatore della Missione Speranza e Carità di Palermo, da oggi digiuna per protestare contro il decreto di espulsione che ha interessato un uomo del Ghana che vive e presta servizio volontario come idraulico all'interno della cittadella del Povero. "Una grande ingiustizia si sta compiendo nei confronti di un carissimo fratello della Missione - dice Biagio Conte -. Si chiama Paul, vive in Missione da oltre 10 anni e ha sempre vissuto con grande spirito di servizio, di generosità e di onestà. In Africa, nel suo paese di origine, era un idraulico e a Palermo ha donato il suo servizio a tutti i fratelli della Missione. Ha riparato impianti idraulici abbandonati all'incuria da
decenni, ha aiutato tanti fratelli italiani e stranieri che dormivano per strada. Ha riparato i bagni della grande casa che è la Missione. Si è reso sempre amico di tutti. Adesso un provvedimento che non capiamo vorrebbe espellerlo dall'Italia".
Il provvedimento di accompagnamento alla frontiera è stato emesso lo scorso 26 aprile dal questore di Palermo, Renato Cortese, consequenziale al decreto di espulsione emesso dalla Prefettura di Palermo.
Adesso fratel Biagio si è messo accanto a Paul, prega e non vuole lasciarlo neanche un momento. Il ghanese è stato invitato a mettere la firma in polizia al commissariato di Brancaccio. E dal quartiere simbolo del Beato Pino Puglisi, frate Biagio ha deciso di iniziare la sua personale protesta, lanciando un appello disperato perché si possa aiutare il fratello Paul. "Fratel Biagio ferito nel più profondo del cuore si rivolge alle autorità italiane affinché mi liberino Paul - scrive in una lunga lettera -. Non lo ammanettate! Non lo arrestate! Non lo rimpatriate! Non è un delinquente. È un disperato. In dieci anni di permanenza in Italia non ha mai commesso un reato. È una persona giusta. Non potete condannare un giusto.
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