"Disdico il posto a Ragusa?", il cinismo delle telefonate la notte della morte di Nicole

Chiamate fatte di sciatteria e di indolenza la notte in cui la neonata ha perso la vita a Catania. Borsellino: "La piccola si sarebbe potuta salvare"

"Disdico il posto a Ragusa?", il cinismo delle telefonate la notte della morte di Nicole

Le telefonate registrate la notte della morte della piccola Nicole aggravano la posizione di chi, probabilmente, avrebbe potuto fare di più per salvare la neonata, morta oramai una settimana fa a Catania. Delle conversazioni definite "vomitevoli" dal presidente della commissione Sanità all’Assemblea regionale Pippo Digiacomo. Mentre l’assessore alla Salute Lucia Borsellino commenta che "la piccola si sarebbe potuta salvare se fosse stata portata subito al pronto soccorso di un ospedale dove c’è l’obbligo di accogliere un codice rosso" e il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha aggiunto alla Camera: "Se non si interviene, una vicenda così può ripetersi. E se non lo fa la Regione, lo farà il ministero della Salute"

Era l'1.37 quando il pediatra Antonio Di Pasquale, dalla casa di cura Gibiino, ha fatto la prima telefonata al 118 per lanciare l’allarme. Al telefono gli ha risposto l’"Operatore 81", un infermiere un po' assonnato e indaffarato che, confondendo i numeri e l'incubatrice con l'ambulanza, si è accontentato dei vari "Non c'è posto" degli ospedali vicini, spedendo alla fine la piccola, in punto di morte, a Ragusa. E preoccupandosi poi di disdire quel posto prenotato quando oramai la piccola era deceduta.

Cinismo e pura sciatteria che

peggiorano una situazione gravissima, e si aggiungo all'incapacità degli operatori del 118 che più volte si sono persi tra le strade cittadine prima di raggiungere il pronto soccorso e hanno così buttato via troppo tempo prezioso.

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