La Corte d'Assise di Milano ha assolto Marco Cappato dall'accusa di "aiuto al suicidio" per avere accompagnato dj Fabo a morire in Svizzera "perché il fatto non sussiste". E in aula è scoppiato un lungo appauso. "È una giornata storica e un grande risultato perché la decisione della Corte realizza pienamente il significato dell'articolo due della Costituzione che mette l'uomo al centro della vita sociale e non anche lo Stato", ha subito commentato il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano.
"In piena sintonia e assonanza con le motivazioni che avete prospettato rimettendovi alla Corte Costituzionale la mia è una motivazione di libertà, di diritto alla autodeterminazione individuale, naturalmente all'interno di determinate condizioni, è per questo che ho aiutato Fabiano", aveva dichiarato Marco Cappato prima che i giudici di Milano si ritirassero in camera di consiglio. Poi l'assoluzione.
Oggi infatti si è svolta l'udienza che vedeva il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni imputato nel processo sulla morte di dj Fabo. "Alla luce delle conclusioni della Corte Costituzione del 2019, Marco Cappato deve essere assolto perché il fatto non sussiste", aveva dichiarato il procuratore aggiunto di Milano, Tiziana Siciliano, nella sua requisitoria nel processo a Marco Cappato imputato per "aiuto al suicidio" per aver accompagnato Fabiano Antoniani, dj Fabo, in una clinica svizzera a morire.
Antoniani, rimasto cieco e tetraplegico in seguito a un incidente stradale, "è stato libero di scegliere di morire con dignità". Dj Fabo, ha argomentato Siciliano, soffriva di "una patologia irreversibile che gli procurava "gravi sofferenze fisiche e psicologiche", "dipendeva dalle macchine che lo tenevano in vita" e ha preso "una decisione libera e consapevole" di morire. Per questo, il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni deve essere assolto. "Fabiano era un combattente, ci ha provato, ha capito che non c'era più nulla da fare, ha determinato che quella vita non la voleva, ha scelto l'unica strada per lui, quella più dignitosa. Era libero di scegliere? Sì, la libertà gli è stata lasciata. Così come aveva avuto tutta l'informazione per essere sottoposto a una sedazione profonda, sulle modalità, su quello che sarebbe stato lo svolgimento e le alternative possibili, fino all'ultimo gli sono state spiegate tutte le possibilità", ha continuato Tiziana Siciliano.
Il processo a Cappato si era interrotto dopo che il 14 febbraio 2018 il procuratore aggiunto Siciliano aveva già sollecitato l'assoluzione per il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni. In subordine la Procura e i legali di Cappato avevano sollevato la questione di legittimità costituzionale della norma che stabilisce il reato di aiuto al suicidio, sottolineando come fosse in conflitto sia con la Costituzione sia con la Convenzione dei Diritti dell'Uomo per rimarcare "i principi della libertà di ciascun individuo di decidere come e quando morire".
Così oggi si è fatto ritorno in aula davanti alla Corte d'Assise di Milano dopo che, a settembre, i giudici della Corte Costituzionale avevano stabilito che non è punibile il reato di cui risponde Cappato "a determinate condizioni" indicate nella loro pronuncia. Ma nel corso dell'udienza che lo vede imputato per "aiuto al suicidio", Marco Cappato ha ricevuto una tragica notizia. La madre, ricoverata in ospedale a Milano, è morta. E subito il processo che dovrebbe portare alla sua assoluzione, si è trasformato in un vero e proprio incubo.
I legali di Cappato hanno così chiesto una breve sospensione dell'udienza e il leader
dell'associazione Coscioni è uscito dall'aula in lacrime. Dopo essere stato abbracciato e consolato da moglie e amici, Marco Cappato ha ripreso il suo posto e il processo è ricominciato con gli interventi della difesa (guarda la gallery).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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