Le aspettative sono state rispettate: l'Instrumentum Laboris sul Sinodo per l'Amazzonia può rivoluzionare la Chiesa cattolica.
"Niente sarà più come prima," aveva detto il vescovo progressita Overbeck. Dando un primo sguardo agli argomenti che i vescovi riuniti dovranno studiare, comprendiamo meglio cosa volesse dire il presule sull'appuntamento sinodale. Ottobre non è vicino. In quattro mesi il dibattito dottrinale può modificare l'ordine del giorno. La rotta, però, è stata tracciata con una penna indelebile.
Il testo pone l'accento sulla causa ecologista: nella foresta si è arrivati a un "punto di non ritorno". Vengono citati la "deforestazione" e l'"inquinamento", ma pure i "cambiamenti climatici" e gli "interventi umani". L'ambientalismo diviene così, a tutti gli effetti, una priorità dottrinale della Chiesa che verrà, quella che qualcuno vorrebbe "indigena".
In uno dei passaggi riportati dall'Agi, si legge della necessità di recepire l'urlo della "Madre Terrà attaccata e gravemente ferita dal modello economico di sviluppo predatorio ed ecocida, che uccide e saccheggia, distrugge e sgombra, allontana e scarta, pensato e imposto dall'esterno e al servizio di potenti interessi esterni". C'è una soggettivizzazione della natura che può far storcere il naso ai teologi meno elastici. L'oggetto del Sinodo è l'Amazzonia, ma può valere per tante altre zone del mondo.
Diviene abbastanza facile prevedere le rimostranze sollevate dal "fronte tradizionalista". Sull'ecologismo integrale non tutti la pensano allo stesso modo: c'è pure chi ritiene che sia una "nuova religione globale". La stessa da cui le istituzioni cattoliche dovrebbero stare alla larga. Il cardinale Piacenza, che certo non è un "anti-bergogliano", ha integrato la dialettica odierna qualche mese fa, ponendo il tema della "ecologia dell'anima". Ecco, alcuni ecclesiastici continuano a pensare che le questioni spirituali presentino più urgenza di altre.
Poi c'è la necessità di coprire con dei sacerdoti un territorio vasto e oggi privo di riferimenti pastorali numericamente adeguati. Il documento dispone per i vescovi la facoltà di mettersi a studiare l'ipotesi secondo cui, a essere ordinati, sarebbero indigeni di chiara fede, nonostante la presenza di un matrimonio già contratto e ancora in corso. Siamo a tutti gli effetti dalle parti dei "preti sposati". Non verrà introdotto - su questo punto papa Francesco ha già detto la sua - il cosiddetto "diaconato femminile", ma viene rivendicata una leadership femminile. Si ragionerà, inoltre, su una sorta di ministero. Il trait d'union di queste due novità è quella laicizzazione della gestione ecclesiale che tanto spaventa i cattolici conservatori.
Dopo il Sinodo sull'Amazzonia, insomma, la Chiesa cattolica avrà adottato misure nuove.
Nei prossimi mesi, com'è spesso accaduto nel corso di questo pontificato, avremo modo di verificare la sussistenza di osservazioni critiche. La contrarietà di certi ambienti ecclesiastici a questi, che rimangono cambiamenti circoscritti all'Amazzonia ed eventuali sino all'approvazione, non è un mistero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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