Donato Bilancia, quel serial killer dei treni "lasciato libero di uccidere"

Il criminologo Carmelo Lavorino racconta di Donato Bilancia, il "killer dei treni": "Errori nelle indagini, avrebbero potuto catturarlo già al secondo omicidio"

Donato Bilancia, quel serial killer dei treni "lasciato libero di uccidere"

"Un super serial killer che aveva la cosiddetta 'coazione a ripetere'. Se fosse tornato a piede libero avrebbe continuato a uccidere, ne sono certo". È così che il criminologo Carmelo Lavorino descrive Donato Bilancia, uno degli assassini più prolifici della storia italiana, deceduto per Covid all'età di 69 anni lo scorso giovedì 17 dicembre. Tredici condanne all'ergastolo e 17 omicidi, Bilancia è passato alle cronache come "il serial killer delle prostitute" e "il mostro della Liguria" per aver dato seguito, tra 1997 e il 1998, a una attività delittuosa, quasi "compulsiva", tra Liguria e basso Piemonte.

Che tipo di seriar killer è stato Donato Bilancia?

"Bilancia è stato un serial killer del tipo complesso, atipico e multiforme perché, anche se usava sempre la stessa arma per uccidere, le vittime erano di psicologia diversa, così come lo erano i moventi e il modus operandi. Il suo profilo risponde a tutte le caratteristiche delle diverse tipologie di serial killer comprendendo, tutte insieme, la categoria degli assassini seriali vendicativi, quella dei narcisisti, collezionisti e vendicativi".

Quale era il suo modus operandi?

"Bilancia aveva più di un modus operandi, a seconda della vittima che intendeva colpire. In linea generale, lo schema che seguiva era il seguente: ideazione del delitto, sopralluogo della scena del crimine, modalità di approccio alla vittima e, successivamente all'azione omicidiaria, trasferimento del corpo da luogo del delitto".

Come "siglava" gli omici?

"Sceglieva pallottole grosse, un colpo solo al petto, alla tempia o alla nuca. Scaricava più colpi di pistola solo se era sopraffatto dalla rabbia"

Un criminale prolifico che ha ucciso 17 persone in un solo anno. Chi erano le sue vittime?

"I primi tre omicidi li commise per vendetta diretta - quello nei confronti dei due biscazzieri e della moglie di uno di questi - poi uccise un cambiavalute e un orefice perché aveva bisogno di soldi. Dopodiché passò alle prostitute per ragioni afferenti alla sfera sessuale e infine colpì vittime occasionali sui treni per puro edonismo".

Nel mirino soprattutto prostitute. Perché?

"Bilancia ha ucciso prostitute di diversa nazionalità, quasi tutte straniere, e due donne in treno. Le uccideva con un colpo solo di pistola o alla nuca o alla tempia, però faceva attenzione a coprire loro il volto perché aveva il terrore del sangue e non voleva fissare le vittime negli occhi".

Per quale motivo non fissava le vittime negli occhi?

"Perché se le avesse fissate negli occhi non avrebbe più avuto il coraggio di ucciderle. Tanto è vero che una volta ha risparmiato una potenziale vittima per questo motivo. Stava puntando l'arma contro una prostituta ma, nel momento in cui questa donna lo ha fissato, mostrandogli la foto di un bambino che ha spacciato per suo figlio, Bilancia ha gettato via la pistola risparmiandole la vita. Questo accade perché i serial killer tendono a disumanizzare le vittime, a trattarle come oggetti. Ma nel momento in cui la vittima riesce a fare capire loro che sono esseri umani, anche i serial killer crollano. Ovviamente non sempre".

Qual è stato il movente degli omicidi?

"Ha cominciato ad uccidere, pare, nel 1997. In realtà, credo che abbia slantetizzato (sopito, ndr) un istinto omicida che già covava da tempo. Dieci anni prima, nel 1987, il fratello si suicidò gettandosi sotto un treno insieme al proprio figlioletto di 4 anni perché la sua ex aveva ottenuto l'affidamento del bambino. Quella tragedia rappresentò un vero e proprio trauma per Bilancia che cominciò a covare rabbia nei confronti della cognata, desiderava inconsciamente ucciderla. Ma non è l'unico movente, ve ne sono svariati: dalla ferita di tipo narcisistica a quella sessuale".

Quanto ha inciso il rapporto turbolento con il padre?

"Moltissimo. Quando era bambino, Bilancia veniva spesso umiliato dal padre perché non tratteneva l'urina, sicché il papà lo derideva alla presenza dei cuginetti, calandogli le braghe per schernirlo sessualmente. Un'umiliazione che ha interiorizzato e di cui si è vendicato da adulto. Le prostitute con cui si intratteneva, dopo averle uccise, venivano scaricate in prossimità dell'abitazione dei suoi genitori, a mo' di biglietto da visita destinato in primis al padre, ma anche alla mamma che non lo aveva mai difeso".

C'è un numero ricorrente nei delitti messi a segno da Bilancia: il 32. Un caso?

"No, affatto. Bilancia era un grandissimo giocatore d'azzardo, associava ai numeri un valore simbolico. Ornella, la cognata, aveva 32 anni quando è morto il fratello, la stessa età della moglie del secondo biscazziere che ha ucciso. Così come 32 era il numero della vettura usata da un vigilante che uccise. Quelli di Bilancia sono delitti dal valore fortemente simbolico".

Un assassino freddo e spietato ma che poi commette degli errori. Bilancia è stato catturato a seguito di una multa pervenuta alla persona che gli aveva venduto l'auto. Come è possibile?

"Perché era un assassino lucido e spietato nella parte organizzativa del crimine ma, sostanzialmente, non era così astuto. Dopo aver commesso il crimine aveva un crollo, quello che in psicologia si chiama crisi ossessivo-compulsiva, ovvero la fase in cui il killer perde completamente il controllo di se stesso e ciò che ha fatto. Ecco perché dico che era intelligente ma non aveva un particolare 'talento criminale', se vogliamo dirla in maniera spiccia".

Se è vero che non fosse così astuto, come mai l'ha fatta franca per ben 17 volte?

"C'è stata una gestione sbagliata delle indagini, questo è l'unico motivo. Bilancia commetteva molti errori, imprecisioni e leggerezze. Se gli inquirenti avessero notato alcuni dettagli, tipo quello della Mercedes nera che si spostava nei luoghi in cui erano stati commessi i primi tre delitti senza mai pagare il pedaggio autostradale, lo avrebbero catturato già al secondo omicidio. Ma erano i tempi in cui in Italia mancava l'idea che dietro una sequenza di crimini, tutti uguali, potesse esserci la mano di un serial killer. Ma ormai, c'è poco da ragionarci su".

Bilancia è morto due giorni fa in carcere, per Covid.

Cosa ha pensato quando ha appreso la notizia?

"Che è morto laddove avrebbe dovuto trascorrere tutta la sua intera esistenza, in carcere. Di fronte a un numero così elevato di vittime, c'è ben poco di cui dispiacersi".

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