Doppia morale di Kyenge su Charlie Hebdo e la libertà di satira

L'ex ministro dell'Integrazione critica la prima del settimanale satirico sulla strage di Bruxelles. Ma all'indomani dell'assalto al giornale diceva come tutti "Je suis Charlie"

Doppia morale di Kyenge su Charlie Hebdo e la libertà di satira

Je suis Charlie, oppure no? L'ex ministro per l'Integrazione e ora eurodeputata piddì Cécile Kyenge pare non avere le idee troppo chiare.

Se all'indomani dell'assalto jihadista alla sede del settimanale satirico parigino la Kyenge si univa al coro di chi si immedesimava nei giornalisti e nei vignettisti della redazione colpita, a poco più di un anno di distanza sembra aver cambiato idea.

Lo fa in occasione di una nuova copertina di Charlie, questa volta dedicata alla strage di Bruxelles. Una copertina in cui viene preso di mira il rapper Stromae, i cui testi vengono usati per corredare una vignetta di impatto sicuro. Citando la propria canzone, l'artista domanda: "Papà, dove sei?". Gli rispondono pezzi di corpi dilaniati: "Sono qui, sono là".

Copertina Charlie Hebdo

Un messaggio sconvolgente, che ha suscitato aspre polemiche in Francia e Belgio. E che ha scatenato l'ira della Kyenge, pronta a twittare: "copertina deplorevole di Charlie. Solidarietà a Stromae e alla sua famiglia".

Il riferimento è alla storia famigliare di Stromae: il brano e' dedicato dal musicista al padre, disperso nel genocidio in Ruanda del 1994.

La domanda per la Kyenge è insomma chiara: la libertà di satira va difesa in ogni caso, o ha dei limiti?

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