Draghi spinge sulle dosi

Proprio mentre a Palazzo Chigi stanno rivedendo l'intervento con cui oggi Mario Draghi lancerà pubblicamente la campagna vaccinale di massa, sul tavolo del premier piomba il caso AstraZeneca.

Il premier Mario Draghi
Il premier Mario Draghi

Proprio mentre a Palazzo Chigi stanno rivedendo l'intervento con cui oggi Mario Draghi lancerà pubblicamente la campagna vaccinale di massa, sul tavolo del premier piomba il caso AstraZeneca. Dopo altri Paesi europei, infatti, anche in Italia si registrano quelli che l'Agenzia del farmaco definisce «eventi avversi» in concomitanza con la somministrazione del farmaco dell'azienda anglo-svedese. Nello specifico, il decesso di tre militari in Sicilia. Il «nesso di casualità» con il vaccino è tutto da provare e l'unica concomitanza che viene individuata da Aifa è di tipo «temporale», anche perché - fa sapere l'Agenzia (...)

(...) europea del farmaco - «su quasi cinque milioni di persone immunizzate con il vaccino AstraZeneca nello Spazio economico europeo», al 10 marzo 2021 «sono stati segnalati trenta casi di eventi tromboembolici». In via cautelativa, però, si decide comunque di sospendere il lotto in questione. Con la consapevolezza che - proprio alla vigilia del lancio della campagna vaccinale - si rischia seriamente di alimentare nei cittadini una forte diffidenza verso quella che tutti considerano l'unica arma possibile per combattere l'epidemia.

Lo sa bene Draghi, che oggi alle 15 è atteso all'hub vaccinale di Fiumicino per un evento pubblico sul quale a Palazzo Chigi si lavora da settimane. Il luogo è evocativo e il premier vuole lanciare un forte messaggio al Paese. Tanto l'appuntamento è considerato centrale, che Draghi ha deciso di uscire dall'estremo riserbo che ha caratterizzato questo suo primo mese da presidente del Consiglio. Finora, infatti, a parte l'intervento programmatico in Parlamento, si conta un videomessaggio di sette minuti a un evento organizzato dalla ministra Elena Bonetti e un'apparizione con il ministro Renato Brunetta per la firma del patto sulla Pa. Null'altro. Mentre oggi - seppure continuando ad evitare la formula della conferenza stampa, quella che prevede le domande dei giornalisti - il premier dovrebbe tenere un intervento piuttosto corposo nel quale comunicare sia le chiusure (che dovrebbero essere varate in tarda mattinata dal Consiglio dei ministri) che l'accelerazione sulla campagna vaccinale. Un modo per provare a «bilanciare» - politicamente, ma anche emotivamente - quello che dovrebbe essere una sorta di lockdown di fatto fino a dopo Pasqua.

Insomma, c'è da fare un ultimo mese di sacrifici ma - questo dovrebbe essere il senso delle parole di Draghi - se la campagna vaccinale procederà senza intoppi presto ne saremo fuori. Ecco perché eccessivi allarmismi su AstraZeneca non convincono Palazzo Chigi. Che, ovviamente, ha chiesto ad Aifa di controllare tutte le dotazioni della casa farmaceutica anglo svedese. Ma che - alla luce dei casi sotto esame - è piuttosto convinto che la campagna vaccinale - anche quella con le dosi AstraZeneca - non vada messa in discussione.

Anzi, Draghi punta decisamente a un'accelerazione, anche recuperando le dosi di Johnson&Johnson inizialmente attese nel secondo trimestre dell'anno.

E concentrando la somministrazione in base al criterio dell'età, limitando al minimo necessario quello delle categorie (restano ovviamente prioritarie le persone «estremamente vulnerabili» o con «gravi disabilità»). Non a caso, durante la Conferenza Stato-Regioni di ieri, il ministro Mariastella Gelmini ha insistito molto sul fatto che si seguano criteri di «trasparenza, chiarezza e rispetto delle regole».

Adalberto Signore

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