L'associazione "A Sud" è pronta a chiamare in giudizio lo Stato italiano con l'accusa di non aver fatto abbastanza per contrastare i cambiamenti climatici e aver violato, di conseguenza, i diritti umani delle persone.
Come sottolinea Il Sole 24 Ore, il gruppo ha trovato la sponda di altri movimenti, comitati e cittadini. Si tratta della prima causa in assoluto su un tema del genere; l'evento è atteso prima dell'arrivo dell'estate. Nel frattempo è partita una campagna di sensibilizzazione ad hoc chiamata "Giudizio universale", un nome scenico per sottolineare l'evento a suo modo storico.
Luca Saltamacchia è uno dei tre avvocati del team legale che segue il contenzioso. Le sue parole sono emblematiche: “Proporremo una causa ordinaria contro lo Stato italiano. I ricorrenti saranno diversi, associazioni e cittadini, e l’atto di citazione sarà depositato con ogni probabilità ad aprile di fronte al Tribunale di Roma”.
Scendendo nel dettaglio, Saltamacchia ha spiegato che l'intenzione iniziale consisteva nell'avviare la causa lo scorso anni anche se “abbiamo deciso di aspettare il testo definitivo del Pniec, il piano nazionale integrato per l’energia e il clima 2030, che indica gli interventi per arrivare a una politica energetica sostenibile e che è stato presentato dal ministero dello Sviluppo economico a fine dicembre”.
L'obiettivo della causa
L'avvocato ha proseguito nel suo ragionamento, affermando che la controversia non punta a ottenere un risarcimento dei danni quanto piuttosto a “condannare lo Stato, a porre in essere una serie di adempimenti per contrastare efficacemente il climate change”.
Bisogna specificare che le associazioni citate prendono come punto di riferimento i target di tutela dell'Ipcc, cioè il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici dell'Onu, che fa affidamento su parametri molto più stringenti rispetto a quelli Ue. La causa contro l'Italia, inoltre, prende come esempio il precedente promosso dalla fondazione Urgenda contro lo Stato olandese, condannato dalla Corte dell'Aja a ridurre le emissioni inquinanti entro il prossimo anno.
Dalle prime indiscrezioni sembra che lo Stato sarà chiamato a rispondere per la lesione del diritto alla salute a titolo di responsabilità extracontrattuale.
Non è da escludere infine, aggiunge l'avvocato ed esperto di diritto dell'ambiente, Claudio Vivani, che in un futuro non troppo lontano la tutela del clima possa passare "attraverso la teoria dei beni comuni, vale a dire i beni che sono funzionali a soddisfare gli interessi della collettività: come l’aria e l’acqua e anche l’ambiente e il clima”. In altre parole, i cittadini agirebbero contro lo Stato per tutelare i beni comuni".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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