La situazione è davvero al limite. Anche papa Francesco sembra essersene accorto. "Alla lunga - ha avvertito il Pontefice tornando dalla Svezia - si paga quando si sbagliano i calcoli pensando di poter ricevere più migranti di quanti se ne possano integrare". L'avvertimento ai Paesi europei rispecchia i mal di pancia di numerosissime parrocchie d'Italia che da mesi hanno chiuso la porta in faccia agli immigrati. Accoglierli tutti è impossibile. E, dopo gli innumerevoli appelli del Santo Padre e della Cei, anche il Vaticano sembra aver aperto gli occhi.
La "rivolta" dei preti parte dal Veneto, dove il governatore Luca Zaia si è visto riempire il territorio di immigrati. Il ministro dell'Interno Angelino Alfano gliene ha mandati 14.639 da sistemare. Le parrocchie hanno fatto la loro parte, ma senza troppo impegno. Basti pensare che in tutta Italia ne hanno accolti appen 5.000. Gli appelli di papa Francesco di aprire le porte delle Chiese e delle parrocchie sono, insomma, cadute nel vuoto. I numeri del Viminale, riportati ieri dal Corriere del Veneto, raccontano il flop dell'iniziativa. Nella diocesi di Padova sono stati accolti 200 immigrati in quaranta parrocchie. "Sono da solo - ha sbottato il prefetto di Vicenza, Eugenio Soldà, che deve trovare 2.700 posti - mi hanno sbattuto la porta in faccia pure i parroci. Mi hanno voltato le spalle". Anche il prefetto di Padova, Patrizia Impresa, non ha lesinato critiche alla Curia: "La Chiesa ci ha sostenuti, ma quando si è trattato di trovare dei posti...".
Le barricate di Goro hanno fatto scuola. Il Veneto non è una regione che china la testa. E, a furia di pulmann carichi di immigrati inviati dal Viminale, l'ha rialzata e si è opposto ad Alfano e ai suoi prefetti. E la Chiesa non si è certo opposta. D'altra parte, come spiega il vescovo di Vicenza Beniamino Pizziol, i parroci "non possono agire senza o contro le proprie comunità". "A Venezia c’è disponibilità da parte dei sacerdoti ma non è semplice, soprattutto vista la crescita esponenziale degli arrivi - ha fatto eco il patriarca di Venezia Francesco Moraglia - il territorio a un certo punto non riesce più ad accogliere, non credo che non voglia più accogliere".
"È vero che le case del clero, le canoniche qui da noi sono sempre più vuote, e quindi potrebbero essere adibite ad altri scopi, a partire proprio dall’accoglienza ai migranti - spiega a Libero don Marino Callegari, delegato Caritas del Triveneto - ma bisogna tenere presente che secondo il diritto canonico le
case del clero non possono avere un diverso utilizzo e il cambio di destinazione d’uso non s’inventa in pochi giorni". E, molto spesso, le parrocchie non hanno altri locali da mettere a disposizione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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