A poco più di una settimana dall'intervista alla Reuters, Papa Francesco torna a parlare di dimissioni. Lo fa nel corso di una conversazione con il canale streaming ViX di Televisa Univision nella quale non ha escluso la possibilità di fare un passo indietro pur confermando che non è attualmente nei suoi piani. "Al momento non sento che il Signore me lo chieda, se sentissi che me lo chiedesse, sì", ha risposto Bergoglio alla domanda delle giornaliste Maria Antonieta Collins e Valentina Alazraki sulla disponibilità o meno, un giorno, a seguire le orme del suo diretto predecessore. E proprio quello su Benedetto XVI è uno dei passaggi più interessanti della nuova intervista del Santo Padre che ha dato il suo giudizio sul papato emerito, una "novità" introdotta nella storia della Chiesa nel 2013.
Francesco ha osservato che "la storia stessa aiuterà a regolamentare meglio" questo titolo, affermando che "la prima esperienza è andata molto bene" grazie anche alle qualità di "uomo santo e discreto" che connotano Ratzinger. Al tempo stesso, però, ha riconosciuto che "conviene delimitare meglio le cose" per "spiegarle meglio". La necessità di regolamentare il ruolo del papa emerito ammessa dallo stesso pontefice argentino va nel senso di quanto più volte sottolineato anche da autorevoli studiosi di storia della Chiesa: don Roberto Regoli, ad esempio, docente alla Pontificia Università Gregoriana nonché Direttore della rivista Archivum Historiae Pontificiae,aveva portato all'attenzione dell'opinione pubblica il possibile rischio che in futuro, in presenza di un papa emerito non altrettanto "santo e discreto", potessero sorgere contrapposizioni al vertice senza una precisa regolamentazione dell'istituto. Un'osservazione pertinente e che è stata di recente ripresa dall'editorialista del Corriere della Sera Massimo Franco nel suo libro "Il Monastero". Da noi interpellato, il professor Regoli ha così commentato il contenuto della recente intervista a Televisa:
"Di fatto il papa sta descrivendo quello che lui e Benedetto XVI hanno compiuto insieme in questi circa dieci anni, che sono diventati esemplari per il futuro. Francesco ha molto aiutato a indirizzare questo percorso. Si pensi alle formule che ha impiegato verso Benedetto (appellandolo, ad esempio, Santo Padre), al considerarlo saggio (in quel modo tutto argentino di parlare del papa emerito come di un nonno), al fatto di volerlo al suo fianco in alcune occasioni importanti (come nell’anno santo della misericordia nel 2016), al fatto di permettere sue pubblicazioni per il grande pubblico. Ecco, in questi e in altri passaggi Francesco e Benedetto XVI hanno tracciato una via comune per il futuro, hanno in qualche modo spiegato il significato dell’emeritato, esplicitandone la minore o maggiore visibilità".
A Maria Antonieta Collins e Valentina Alazraki, inoltre, Francesco ha confidato che in caso di rinuncia, non tornerebbe in Argentina - dove manca ormai da quasi dieci anni - ma rimarrebbe nella Città Eterna perché, ha detto, "sono il vescovo di Roma, in quel caso sarei il vescovo emerito di Roma" aprendo alla possibilità di risiedere in San Giovanni in Laterano. Dunque, Bergoglio seguirebbe le orme di Ratzinger solo per la rinuncia ma non per il post-rinuncia. Una circostanza che viene così commentata da Regoli:
"Già in passato Papa Francesco aveva parlato in più interviste della figura del papa emerito, affermando la possibilità che coesistessero allo stesso tempo più papi emeriti. Oggi cambia l’approccio, preferendo parlare di 'vescovo emerito di Roma' e non tanto di 'papa emerito' per una sua eventuale rinuncia. Le parole non sono mai neutre, ma cariche di significato. In qualche modo, così dicendo, sta andando incontro alle esigenze espresse dai canonisti, senza seguire la strada teologica creativa di Benedetto XVI".
Francesco, però, s'immagina come un vescovo emerito di Roma che non si ritira sul monastero, ma che va "a confessare e a visitare i malati" così come avrebbe dovuto fare a Buenos Aires una volta smesso i panni dell'arcivescovo diocesano. "È un altro elemento di interesse - osserva don Regoli - perché vede il futuro di un vescovo emerito di Roma, non tanto solo nel silenzio contemplativo e di riflessione (come aveva detto Benedetto XVI), ma anche nell’attività pastorale e sacramentale pubblica".
Il bisogno di "delimitare meglio le cose" sul papato emerito è un punto sollevato in passato anche da cardinali considerati conservatori come l'australiano George Pell ed il tedesco Walter Brandmüller. Uno degli aspetti più rilevanti delle parole di Francesco è ciò che dice della possibilità di creare una legislazione più dettagliata sulla rinuncia papale. Un passaggio su cui don Regoli invita a soffermarsi:
"A domanda delle giornaliste, papa Francesco, pur riconoscendo l’importanza di una legislazione (ritenendo che per il futuro 'conviene delimitare meglio le cose o spiegarle meglio'), preferisce rimandare non al diritto ma alla vita, cioè per lui devono prevalere gli accadimenti storici, che poi da loro stessi tracceranno un percorso obbligato per il futuro (importante il passaggio in cui afferma 'la storia stessa aiuterà a regolamentare meglio')".
A quasi dieci anni dal passo indietro di Benedetto XVI e
dall'istituzione della figura del papa emerito, il dibattito è aperto e questa volta ci ha pensato proprio Francesco con la sua intervista a stimolarlo ben oltre il campo degli specialisti e appassionati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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