Che abitudini hanno oggi gli italiani? In cosa si differenziano rispetto a qualche anno fa o agli altri popoli? Le risposte a questi e a molti altri quesiti arrivano grazie ai dati raccolti dall'Istat nel proprio annuario. La prima annotazione che salta all'occhio è questa: siamo un popolo sempre più "social". Nel 2013 si è registrato un incremento di circa 5 punti percentuali della quota di persone che partecipano ai principali social network, Facebook e Twitter in primis (dal 48,1% al 53,2%), o consultano un wiki, un sito web che permette ai propri utenti di aggiungere, modificare o cancellare contenuti (dal 53,8% al 58,7%). In rialzo di circa 3 punti percentuali il numero di quanti effettuano telefonate e/o videochiamate attraverso la rete (dal 31,6% al 34,5%). L’evoluzione di Internet - spiega l’Istat nel rapporto su Cittadini e nuove tecnologie - ha condotto ad una spiccata crescita della possibilità di interagire con gli altri: l’81,7% degli utilizzatori di 6 anni e più si è collegato per spedire o ricevere e-mail.
Quanti navigano su Internet
Sei case su dieci sono connesse al web. La quota di famiglie che ha un accesso ad Internet dalla propria abitazione sale dal 55,5% al 60,7%, e quella che possiede un personal computer dal 59,3% al 62,8%. Se si esclude il telefono cellulare, presente nel 93,1% delle famiglie, tra gli oggetti tecnologici più diffusi nelle abitazioni degli italiani compaiono il pc (62,8%), il lettore dvd-blu ray (53,8%) e la macchina fotografica digitale (53,4%). Alta anche la percentuale delle famiglie che possiede un cellulare abilitato alla connessione Internet (43,9%). Meno diffusi sono invece l’antenna parabolica (33,3%), il lettore Mp3/Mp4 (30,4%), la videocamera (27,2%), la console per videogiochi (20,2%) e il lettore di e-book (5,4%). Tornando al web, dei 15 milioni e 138 mila di famiglie che possiedono un collegamento alla rete da casa ben 14 milioni e 893 mila, la quasi totalità ha una connessione a banda larga.
Tv, radio e giornali
Pressoché invariato il numero di italiani che guarda la tv, mentre si accentua la flessione dei lettori di quotidiani e di libri. Cresce l’uso del personal computer. Guardare la tv è un’abitudine consolidata fra la popolazione di 3 anni e più: il 92,3% delle persone la guardano e tra questi l’89,7% per cento lo fa con frequenza giornaliera. L’ascolto della radio è, invece, meno diffuso, e in calo rispetto all'anno scorso: il 57,3% delle persone di 3 anni e più seguono le trasmissioni radiofoniche, di cui il 59,3% quotidianamente.
Uno dei Paesi più vecchi al mondo
"L’elevata sopravvivenza, unita al calo della fecondità, rende l’Italia uno dei Paesi più vecchi al mondo". L’Istat spiega che l’indice di vecchiaia, 148,6 anziani ogni 100 giovani, colloca l’Italia al secondo posto in Europa dopo la Germania (155,8%). La speranza di vita è di 79,4 anni per gli uomini e 84,4 anni per le donne.
La popolazione
In Italia alla fine del 2012 si contano 59.685.227 residenti, 291.020 persone in più rispetto all’anno precedente. Ma sono gli immigrati, con 369.717 persone in più in un anno, a spingere i dati demografici del nostro Paese: le nascite sono infatti nuovamente in calo (da 546.585 del 2011 a 534.186 del 2012), mentre sono aumentati i decessi (612.883 a fronte di 593.402 dell’anno precedente).
Quanti stranieri ci sono in Italia
Nel 2012 gli stranieri residenti in Italia erano 4.387.721, il 7,4% della popolazione residente complessiva. La presenza straniera si concentra soprattutto al Nord, dove risiede il 61,8% della popolazione straniera; seguono il Centro con il 24,2% e il Mezzogiorno con il 14%.
Quali sono i reati più diffusi
Aumentanno usura, truffe e frodi informatiche e, a fronte di un generale calo degli omicidi, aumentano quelli di mafia. L’Istat rivela un leggero aumento rispetto all’anno precedente (+2%) dei reati denunciati nel 2012. In deciso incremento le denunce per usura (+15,1%), truffe e frodi informatiche ((+10,5%); crescite più contenute si registrano per estorsioni (+6,2%), ricettazioni (+5,5%), rapine e furti (rispettivamente +5,1 e 4,1%); in calo invece lo sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, i tentati omicidi (-5,3%) e gli omicidi volontari (-4,0%), anche se crescono fortemente quelli di tipo mafioso (+28,3%) che si concentrano soprattutto nel Mezzogiorno (quasi un omicidio volontario su 4).
Accesso ai servizi difficoltoso
Dal pronto soccorso alla posta, nel 2013 gli italiani continuano a segnalare difficoltà nell’accesso ai servizi. Il 51,1% delle famiglie ha registrato difficoltà con il pronto soccorso, il 33,9% con le forze dell’ordine, il 32,6% con gli uffici comunali, il 27,2% con i supermercati e il 24,2% con gli uffici postali. Le disfunzioni continuano a sentirsi di più al Sud che al Nord. "Nella fornitura dei servizi - si legge nell’annuario statistico - tempi di attesa oltre i 20 minuti sono dichiarati da sei cittadini su dieci (60,4%) per ritirare la pensione presso gli uffici postali, da uno su due (52,5%) per fare un versamento in conto corrente o per le prestazioni delle Asl (49,7%)".
Due italiani su tre pranzano a casa
Pranzo a casa e colazione adeguata, due abitudini intramontabili nel nostro Paese, dove fatica a prendere piede l’abitudine del pasto veloce fuori casa: ancora nel 2013 il pranzo resta il pasto principale e in oltre 6 casi su 10 viene consumato a casa.
Per quanto riguarda il pranzo a casa, la quota più bassa degli ’abitue« si registra tra gli uomini di 35-44 anni (52,2%). Fortemente diffusa e stabile nel tempo è anche la consuetudine a fare una colazione adeguata al mattino: circa 8 persone su 10 abbinano al caffè o al tè alimenti nutrienti come latte, biscotti, pane. Questo comportamento salutare è più diffuso fra le donne (82,6%) rispetto agli uomini (76,7%).
Cresce la sedentarietà
I sedentari rappresentano il 42% della popolazione, ma le donne lo sono di più degli uomini (46,5% contro 37,1%). Lo sottolinea l’Istat nell’Annuario statistico italiano 2013. Nel 2013, il 21,3% della popolazione di 3 anni e più pratica uno o più sport con continuità, l’8,7% vi si dedica saltuariamente, mentre il 27,7% svolge almeno qualche attività fisica, come fare passeggiate, nuotare o andare in bicicletta.
Quelli che vivono in tenda o roulotte
Più di 73mila famiglie in Italia non vivono sotto un vero tetto, ma in baracche, roulotte e tende. Un fenomeno che è sempre più diffuso, visto che 10 anni fa in questa condizione erano in 23.336, meno di un terzo delle attuali cifre. Le famiglie che vivono in alloggi di fortuna sono concentrate soprattutto nelle regioni del Centro.
Per cosa si muore di più
In un anno si è registrata una sensibile diminuzione sia del numero assoluto di decessi nel primo anno di vita sia del tasso di mortalità infantile che da un valore pari a 3,6 per mille nati vivi passa a 3,3 per mille. Una riduzione che porta la mortalità infantile al livello più basso osservato finora in Italia. Secondo i dati Istat, circa il 70% della mortalità complessiva è legata a malattie del sistema circolatorio, con un valore pari a 366,4 per 100 mila abitanti, e i tumori. Come nel 2009, anche nel 2010 le malattie del sistema circolatorio costituiscono, per gli uomini, la seconda causa di morte con un quoziente di 329,3% per 100.000 abitanti, mentre per le donne il quoziente di mortalità è pari a 401,4% e resta il più alto rispetto alle altre cause. I
tumori, con il 30% del totale dei decessi, costituiscono, invece, la prima causa di morte per gli uomini, con un quoziente di 336,8 per 100 mila abitanti, e la seconda per le donne, 244,7 per 100.000. Al terzo posto nella graduatoria delle mortalità, ci sono i decessi per malattie del sistema respiratorio. Per quanto riguarda le differenze generazionali, tra gli under 14, i decessi per tumori e malattie del sistema circolatorio rappresentano solo il 38,6%. Nei giovani tra i 15 e 29 anni, la percentuale è ancora più ridotta e si ferma al 22,2%. Nelle età centrali, 30-59 anni, le principali cause di morte sono i tumori maligni. In generale, al crescere dell’età i decessi riconducibili a malattie del sistema circolatorio aumentano.
Sul piano territoriale, i livelli più elevati di mortalità si registrano nelle regioni del centro e del nord rispetto a quelle del mezzogiorno dove si riscontrano più bassi livelli di mortalità per tumori. I dati registrano, invece, una più elevata mortalità infantile nelle regioni del sud rispetto a quelle del nord: 3,9 decessi per mille nati vivi contro 2,9 per il Nord. Fanno eccezione la Liguria e il Friuli-Venezia Giulia con valori del quoziente superiori alla media nazionale, rispettivamente 3,8 e 3,4 per mille
nati vivi.
Sale la disoccupazione
La crisi economica si fa sentire: durante la crisi, tra il 2008 e il 2012, sono aumentati di oltre un milione il numero di disoccupati. Nel dettaglio le persone in cerca di lavoro sono salite di 1 milione 52 mila nel giro di quattro anni.
Quanti studiano e quanti si laureano
Sono sempre meno le "matricole" nelle università, ma aumentano i laureati. I giovani iscritti per la prima volta all’università nell’anno accademico 2011/2012 sono quasi 279.000, circa 9.400 in meno rispetto all’anno precedente (-3,3%). Si conferma, dunque, il trend negativo delle immatricolazioni iniziato nel 2004/2005, che ha riportato il numero di nuove iscrizioni a un livello inferiore a quello rilevato alla fine degli anni Novanta. La diminuzione riguarda i corsi di laurea di durata triennale (-2,7%), ma anche i corsi di laurea specialistica/magistrale a ciclo unico (-1,5%). La popolazione universitaria è composta da 1.751.192 studenti, in lieve flessione rispetto all’anno accademico precedente (-1,7%). La partecipazione agli studi universitari risulta particolarmente alta in Molise, Abruzzo, Basilicata: in queste regioni più di un residente di 19-25 anni su due è iscritto a un corso accademico. La scelta universitaria coinvolge maggiormente i diplomati dei licei: il 60,8% si dichiara, nel 2011, studente a tempo pieno contro il 19,9% dei diplomati degli istituti tecnici e il 6,7% di quelli degli istituti professionali. Nel 2011 circa 299.000 persone hanno conseguito una laurea (o diploma universitario), quasi 10.000 in più rispetto all’anno precedente
(+3,4%). Si interrompe così un trend decrescente iniziato nel 2006.
I reati più diffusi
Nel 2012 sono stati 2.818.834 i delitti denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria, il 2% in più dell’anno precedente. Tra le tipologie di delitto, in deciso aumento le denunce per usura (+15,1%) e le truffe e frodi informatiche (+10,5%). Lo rileva l’Istat, che parla invece di incrementi più contenuti si registrano per estorsioni (+6,2%), ricettazione (+5,5%), rapine e furti (+5,1 e 4,1%, rispettivamente). In calo, invece, lo sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione (-13,2%) i tentati omicidi (-5,3%), e gli omicidi volontari (-4,0%) anche se crescono fortemente quelli di tipo mafioso (+28,3%), che si concentrano soprattutto nel Mezzogiorno (quasi un omicidio volontario su quattro).
I nemici degli italiani: traffico, smog e parcheggi
Secondo l'Istat i nemici degli italiani sono il traffico, il parcheggio difficile e lo smog ma anche acqua del rubinetto cattiva e sporcizia nelle strade. I dati mostrano che il traffico è considerato il problema più grave dal 38,1% degli italiani, seguono la difficoltà di parcheggio (37,2%), l’inquinamento dell’aria (36,7%), il rumore (32,4%), la difficolt… di collegamento con i mezzi pubblici (31,2%), il rischio di criminalità (31,0%), la qualità dell’acqua di rubinetto (29,2%) e la sporcizia nelle strade (28,1%). Infine, il 9,9% delle famiglie segnala irregolarità nell’erogazione dell’acqua. Rispetto al 2012 è in aumento la quota delle famiglie che dichiarano che la zona in cui abitano è a rischio di criminalità, così come la percentuale di famiglie che lamentano difficoltà di collegamento con i mezzi pubblici. L’inquinamento dell’aria è un problema indicato in misura maggiore dalle famiglie del Nord: 39,8%, contro il 35,4% delle famiglie del Centro e il 33,1% di quelle del Mezzogiorno. Il problema dell’irregolarità nell’erogazione dell’acqua è segnalato maggiormente dalle famiglie del Mezzogiorno, in particolare dal 30,7% delle famiglie della Calabria e dal 25,2% dalle famiglie che vivono in Sicilia.
Infine, il 39,4% delle famiglie del Mezzogiorno dichiara di non fidarsi della qualità dell’acqua di rubinetto (contro il 22,8% al Nord e il 28,3 al Centro). I livelli di sfiducia più elevati si riscontrano in Sicilia (56,6%), Sardegna (55,3%) e Calabria.
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