Ecco cosa c'è dietro la mafia nigeriana

Dall'Africa all'Italia, passando per gli Usa: un reticolato profondo ed inquietante, sempre più ramificato nel nostro paese. Questo è lo specchio che emerge della mafia nigeriana dalle ultime indagini condotte dagli inquirenti.

Ecco cosa c'è dietro la mafia nigeriana

Non è certamente frutto di legami casuali o di rapporti che si esauriscono soltanto nei propri ambiti di competenza: quello del traffico di droga o del macabro mercato di ragazze avviate alla prostituzione, rappresenta al contrario un lungo asse composto da più organizzazioni criminali, capaci di ramificarsi in tanti territori e creare un vero e proprio reticolato in grado di gestire affari da miliardi di Euro.

Tutto parte dalla Nigeria, Benin City e Lagos le città maggiormente coinvolte. Qui la mafia nigeriana ha solidi contatti ed appare molto ben ramificata. Cellule non proprio impazzite, più volte si evidenzia la natura gerarchica dei sodalizi criminali del paese africano. Gruppi, clan, persino intere tribù hanno dei vertici da cui prendono ordini e che riescono a penetrare in Europa e negli Usa.

Le recenti operazioni messe in atto a Catania, giusto per citare un territorio il cui fenomeno criminale nigeriano risente enormemente di quanto accade in ambito migratorio, altro non sono che punta di un profondo iceberg quasi difficile da scandagliare nella sua interezza. Ultimi anelli di una catena di delitti e di affari sporchi ben più lunga di quanto si possa immaginare.

Come detto, sono droga e prostituzione i campi dove le gang del paese africano operano maggiormente. Ovviamente tutto è strettamente correlato al traffico di esseri umani ed ai lauti guadagni che riescono ad ottenere gli scafisti operanti in Africa. Chi riesce a piazzare proprie basi operative in Italia, lo fa perché riesce ad essere referente di organizzazioni malavitose che operano in Nigeria ed in Libia.

Tra il Sahel nigeriano e le dune del deserto del Sahara corrono carovane fatte di soldi, contrabbando di ogni genere e tutte sono cementificate da solidi rapporti di natura criminale. Ci sono organizzazioni dedite esclusivamente al reclutamento di ragazze e ragazzi da spedire verso l’Europa. Altre invece gestiscono la tratta, per poi finire con gruppi che in Libia sono in affari con gli scafisti e si occupano di far imbarcare la gente sui gommoni. Poi in Italia, per l’appunto, si fa il resto ed anche qui i gruppi variano a seconda delle circostanze. C’è chi, in particolare, si occupa di un altro reclutamento, ossia quello presso i centri d’accoglienza: vengono scelte le ragazze da avviare poi alla prostituzione. C’è anche chi, fuori dai centri, si occupa materialmente del controllo del mercato della prostituzione e dello spaccio della droga.

Tanti gruppi, tanti paesi coinvolti, ma tutti legati dalla catena sopra descritta e da vertici che soprassiedono ogni operazione sia dalla Nigeria che dagli Usa. Come emerge sul finire del 2018 da indagini congiunte perpetuate da Polizia ed Fbi, le ramificazioni arrivano infatti fino al nord America.

Qui la mafia nigeriana a sua volta è molto ricca grazia al controllo di tante delicate piazze di spaccio in numerose metropoli. I soldi vengono spediti in Italia grazie al meccanismo dei Money Transfer o ad altri stratagemmi. Denaro che viene versato sui conti di insospettabili nigeriani residenti nel nostro paese. Le somme finiscono soprattutto nelle tasche di organizzazioni operanti, ad esempio, lungo la costa domiziana oppure per l’appunto in Sicilia. Grazie a questo vorticoso flusso di miliardi, si riesce a finanziare l’attività relativa al traffico di esseri umani. Viaggi lunghi anche mesi, che hanno dei costi e questi vengono coperti per l’appunto con i guadagni della mafia nigeriana installata negli Usa.

Dall’Africa all’Europa, passando per il nord America: la criminalità nigeriana assume contorni sempre più internazionali e l’Italia, per via della sua posizione geografica, appare sempre più hub e porta d’accesso per le illecite attività svolte nel vecchio continente.

Le ultime operazioni di Polizia raschiano la superficie, ma gli stessi inquirenti ben comprendono come in realtà occorrerebbe creare

vere e proprie connessioni internazionali tra gli investigatori per quanto meno conoscere meglio il fenomeno. Il caos in Libia e l’instabilità in Nigeria però, per diverso tempo sono destinate ad essere un pressante freno.

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