Ecco da dove arriva il virus: le ipotesi secondo gli esperti

"Il virus è naturale", sostengono gli esperti. E al centro dei dubbi degli scienziati ci sono il pipistrello e il pangolino. Le ipotesi sull'origine animale del Covid-19

Ecco da dove arriva il virus: le ipotesi secondo gli esperti

"Il nuovo coronavirus è naturale". Da Roberto Burioni, a Ilaria Capua e Fabrizio Pregliasco, i virologi sono d'accordo con l'attribuire l'origine del virus all'ambiente naturale.

Non c'entra nulla, quindi, il virus creato in laboratorio nel 2015 e finito al centro delle polemiche in questi giorni, dopo la diffusione di un video della Rai. Il servizio del 2015, infatti, era dedicato a uno studio diverso: "Quello che hanno fatto i ricercatori nel 2015- ha spiegato Roberto Burioni al Corriere della Sera- è stato prendere un coronavirus di topo, mettendoci dentro un pezzo di coronavirus di pipistrello (ma l’impalcatura del virus è rimasta quella del topo) per dimostrare la pericolosità di questi virus e per tentare di capire in vitro i meccanismi attraverso i quali possono passare dagli animali all’uomo e, soprattutto, per studiare la possibilità di mettere a punto vaccini efficaci validi per tutti i coronavirus". Il Covid-19, sostiene il virologo, smentendo la possibilità di un'origine in laboratorio, "è naturale al 100%".

Inoltre, gli scienziati conoscono la sequenza sel Sars-Cov-2, e grazie ad essa "è possibile stabilire esattamene da dove viene e sappiamo che viene dal pipistrello e non dal topo, come invece era quella del laboratorio".

Della stessa idea è anche Fabrizio Pregliasco, che ha rivelato come diversi articoli "che confrontano le sequenze genetiche dimostrino che ha un origine assolutamente naturale. C'entrano i pipistrelli - sottolinea Pregliaso - e questo lo sapevamo, perchè purtroppo questo virus alberga in diverse specie animali, e tutto ciò è assolutamente plausibile con un fatto naturale". Un "serbatoio selvatico" sarebbe all'origine del virus anche a detta della virologa Ilaria Capua, che ha precisato: "Non sappiamo ancora quante specie animali abbia colpito prima di arrivare all'uomo".

Al centro dei sospetti, oltre al pipistrello, era finito il pangolino, un piccolo mammifero ricoperto di scaglie. Secondo l'Oms, infatti, c'era la possibilità che il virus fosse stato veicolato all'uomo da un animale intermedio, a sua volta contagiato dai pipistrelli, difficili da trovare nei mercati cinesi, centro da cui si pensa sia partita la pandemia. Una delle ipotesi era che a trasmettere il virus all'uomo fosse stato proprio il pangolino, molto ricercato per la sua corazza.

Studi successivi, però, avevano "scagionato" il pangolino e indicato il pipistrello come unico colpevole. Il professor Massimo Ciccozzi, dell'Università Campus bio-medico di Roma, aveva ricostruito la mutazione genetica che ha permesso al virus di infettare l'uomo. "L'ipotesi che facciamo noi - aveva detto all'Adnkronos - è che sia accaduto tutto nei 'wet market' cinesi di Wuhan, i mercati umidi. Mercati dove si vendono animali vivi. In certi luoghi non c'è la corrente elettrica, non ci sono frigoriferi. Per questo gli animali devono essere venduti vivi. E poi vengono macellati". In questo modo, aveva spiegato l'esperto, "le mani si imbrattano di sangue. Quindi, probabilmente questo virus è passato all'uomo tramite il sangue e poi è andato in circolo".

Ma ora, a gettare nuovi dubbi sulle responsabilità del piccolo mammifero con la corazza è intervenuta una nuova ricerca, pubblicata su Nature, che dimostra la somiglianza di coronavirus rilevati su alcuni pangolini con il Sars-Cov-2. Il grado di somiglianza tra i due virus, in realtà, non è sufficente a dimostrare che questi mammiferi siano gli ospiti intermedi del Sars-Cov-2, poi trasmesso all'uomo. Tuttavia, i risultati suggeriscono che i piccoli animali, al centro di traffici illegali, sono gli unici altri mammiferi, oltre ai pipistrelli, a poter essere infettati dal virus.

Gli autori dello studio hanno analizzato i campioni prelevati da 18 pangolini della Malesia, derivati da operazioni di anti-contrabbando in Cina, avvenute tra agosto 2017 e gennaio 2018. In 5 di questi animali hanno rilevato dei coronavirus legati a quello che ha scatenato la pandemia mondiale. Gli stessi risultati sono stati ottenuti su altri 3 pangolini sequestrati nel 2018 e su uno nel 2019. I virus isolati in questi campioni, hanno rivelato una somiglianza dell'85-92% rispetto al Sars-Cov-2.

Questo risultato evidenzia un ruolo potenzialmente importante del pangolino nella trasmissione dei

coronavirus, ma quelli presenti in questi piccoli animali mancano di una specifica alterazione, presente in quello che ha infettato l'uomo. Per questo, il ruolo del pangolino nella trasmissione del Sars-Cov-2 è ancora incerta.

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