Hotspot, centri di accoglienza, strutture per richiedenti asilo: oramai da anni gli italiani hanno dimestichezza con questo tipo di strutture, al cui interno finiscono quei migranti che arrivano soprattutto via mare nel nostro Paese (Leggi l'approfondimento: Come arrivano i migranti in Italia?).
Non tutti sanno però quello che accade dopo lo sbarco: la prima accoglienza ed il primo soccorso vengono svolti nel luogo dell'approdo. Dunque, tra Lampedusa, la Sicilia, ma anche la Calabria ed in minima parte la Puglia. L’Italia, anche se adesso assiste anche al fenomeno degli ingressi via terra di migranti irregolari dalla Slovenia, vede arrivare dal mare gran parte delle persone che provano ad entrare nel Paese (Il reportage di InsideOver sulla rotta balcanica).
Ma subito dopo il primo soccorso, la “geografia” del nostro Paese cambia repentinamente.
Quali sono le regioni che accolgono più migranti
C’è differenza tra "hotspot" e centro d'accoglienza. Nel primo caso si fa riferimento a strutture di primo ricovero, dove i migranti ricevono la prima assistenza ma dove difficilmente stanno più di una settimana.
Famoso è quello di Lampedusa, situato in contrada Imbriacola: si tratta della struttura che più risente della situazione dei flussi migratori nel nostro Paese e che funge quasi da vero e proprio “termometro”. Quando l'isola rischia un vero e proprio collasso dal punto di vista della gestione, vuol dire che stiamo assistendo a un'impennata degli sbarchi nel nostro Paese, essendo Lampedusa porta d’Italia e d’Europa. In questi giorni l’hotspot di contrada Imbriacola ospita in media almeno il triplo delle persone che potrebbe contenere. Nei mesi scorsi è difficile rintracciare giornate in cui questa struttura appare del tutto vuota, visto che gli sbarchi autonomi sull’isola non si sono mai fermati, ma la situazione è di più facile gestione. Da questo mese di settembre, invece, tutto appare decisamente più difficile.
Da Lampedusa, poi, i migranti vengono portati con il traghetto di linea o con i ponti aerei verso la Sicilia. Una volta sbarcati a Porto Empedocle, gli autobus che attendono nel porto agrigentino smistano i migranti in altre strutture dell’isola. A pochi chilometri da Agrigento, ad esempio, c'è il Villa Sikania. Si tratta di un ex albergo convertito nel giro di pochi giorni in un centro volto ad ospitare i migranti in attesa di ulteriori trasferimenti. In Sicilia sono diverse le strutture del genere, tra Pozzallo, Trapani, Messina ed alcuni centri del palermitano. Fin qui dunque la prima accoglienza.
Successivamente si passa ai centri di accoglienza veri e propri: non ci sono più i Cara, oramai molte di queste strutture risultano chiuse, questo perché la linea dell’ex ministro dell’interno Matteo Salvini è stata quella di dire addio ai grandi centri individuati negli anni delle emergenze migratorie. Gran parte delle strutture di accoglienza sono tra Lombardia ed Emilia Romagna.
Secondo gli ultimi dati del ministero dell’Interno, attualmente in tutta Italia ci sono 74.438 migranti ospitati nei centri di accoglienza. Di questi, 11.701 sono in Lombardia, 7.514 invece in Emilia Romagna, il podio di questa speciale classifica viene chiuso quindi dal Piemonte, con 7.198 ospiti all’interno dei vari centri.
Tre le regioni che invece sforano quota 6mila: si tratta di Lazio, Veneto e Campania, seguite poi dalla Toscana che ha attualmente 5.742 migranti ospitati all’interno del proprio territorio. In Sicilia in media rimane circa il 7% di coloro che sbarcano, il resto viene redistribuito in tutte le altre regioni italiane secondo un principio che tiene conto anche del numero dei residenti nei vari territori.
Traducendo in termini percentuali le cifre prima elencate, in Lombardia va il 14% dei migranti sbarcati, in Emilia Romagna il 10%, in Piemonte e Lazio il 9%, in Campania l’8%, in Veneto il 7%, stessa percentuale osservata per la Sicilia. Chiude questa classifica la Valle d’Aosta, con lo 0.2% di migranti ospitati pari a 161 persone all’interno dei propri centri di accoglienza.
Dove vanno i migranti dopo essere usciti dai centri di accoglienza
Fino a qualche mese fa la gestione dell’immigrazione prevede i centri noti come “Spar”, ma che adesso, dopo la riforma voluta da Salvini, vengono chiamati “Siproimi”. Con questo termine si intendono quelle strutture che valgono come “Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati”.
Qui vanno coloro che ottengono le domande di asilo, così come i minori non accompagnati: attualmente, al 30 settembre 2019, in tutta Italia ci sono complessivamente 24.674 migranti all’interno dei Siproimi.
La loro distribuzione capovolge nuovamente la geografia: la maggior parte di queste strutture sono infatti al sud Italia, in particolare in Sicilia. Sull’isola ci sono 3.018 migranti ospitati nei Siproimi, gran parte eredi dei centri Spar sorti nelle nove province siciliane soprattutto negli anni passati. I migranti qui presenti hanno accesso a programmi di integrazione e, all’interno di queste strutture, rimangono in un tempo ben superiore a quello trascorso nei centri di accoglienza.
Dietro la Sicilia, si posiziona il Lazio con 2.806 ospiti dentro i Siproimi, al terzo posto vi è invece l’Emilia Romagna con 2.250 migranti nelle strutture della regione. Lombardia, Puglia e Calabria ospitano invece poco più di 2.000 persone all’interno dei Siproimi.
Anche in questo caso a chiudere questa speciale classifica è la Valle d’Aosta, con appena 25 migranti ospitati.Tra persone all’interno dei centri d’accoglienza e dei Siproimi, al 30 settembre 2019 in Italia risultano complessivamente presenti 99.599 migranti.
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