L'ultima moda del rivoluzionario: il bullo in maschera. Li abbiamo visti, in piazza, come ai bei tempi, molotov, pietre e mascherine, non più i bavagli, i fazzoletti a coprire metà volto, come i banditi del far west, comunque delinquenti allo sbaraglio, codardi fino alla fine, sfidando polizia, stato, potere, istituzioni ma stavolta con l'alibi furbastro della mascherina chirurgica, robetta da bambini, un dispositivo serio per ridurre i rischi del virus ma utilizzato con il fine bastardo di non farsi riconoscere ma soltanto conoscere per quello che sono, hooligans pronti a scaricare la loro violenza di quartiere ma vigliacchi se si tratta di andare in guerra, sostantivo che loro rifiutano perché costerebbe davvero la vita e non le illustri riprese televisive nel tiggì della sera e nei racconti al bar o al centro sociale. Le brigate e le squadracce, che hanno sfogato la loro ignoranza violenta, si sono confuse, mischiate e infilate dentro i gruppi dei manifestanti mascherati anche loro ma non come fuorilegge. Hanno sfondato vetrine, dato fuoco a cassonetti, lanciato oggetti e sassi, il repertorio di sempre ma in un mondo diverso che nulla ha a che fare con la rivoluzione di ottobre, qui lo zar si chiama Covid ma loro se ne fregano del virus e sfruttano il caos, lo alimentano, protetti da quel dispositivo sul muso, barricadieri di comodo, sovversivi pronti alla fuga e non al confronto aperto, al conflitto vero, il pericolo non è il loro mestiere. Trovano tutela e giustificazione nei ritrovi dell'intellighenzia nostrana che usa le frasi di repertorio, condannano timidamente la violenza ma la fiancheggiano, la teorizzano, ne conoscono gli attori, di alcuni sono complici e ispiratori. Maschere tristi, buffoni a confronto dei veri rivoluzionari che rischiavano la vita nel nome della libertà sacrosanta, non quella dei pub aperti. Il rave party ha fatto il giro delle città, il messaggio è stato recapitato non più con i tam tam ma con i whatsapp.
Ci saranno repliche, l'ora solare anticipa il buio, la luce scura è il rifugio ideale per i pavidi, la loro bandiera è una bottiglia incendiaria, il loro distintivo è la pietra che manda in frantumi la vetrina del negozio di lusso, la mascherina chirurgica è il nuovo simbolo dei sovversivi. Il Che o Emiliano Zapata, Robespierre o Pancho Villa non potevano immaginare di avere eredi così scarsi e così ridicoli.
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