Grilli ricoperti di cioccolato fondente, cavallette timo e origano, larve della farina al pomodoro. Sono alcuni dei prodotti sold out di uno dei principali store online che commerciano cibi sintetici a base di insetti commestibili. Pietanze ricche di nutrienti, sostenibili e amiche dell’ambiente, che se l’Europa decidesse di adottare il sistema di etichettatura a semaforo per gli alimenti probabilmente otterrebbero una bella "A" verde.
Destino diverso per i nostri formaggi Dop e Igp. Il Nutriscore li sconsiglia ai consumatori. Parmigiano, gorgonzola, Pecorino, Taleggio o Fontina verrebbero etichettati con una terribile "E" rossa. E così almeno dieci ricette simbolo della cucina italiana e della dieta mediterranea finirebbero per sparire. Caprese, risotto al radicchio e Gorgonzola, tortelli di Asiago e funghi, schisòla con Taleggio, finocchi al gratin di Fontina, crescia e prosciutto con Casciotta d’Urbino: tutti piatti che verrebbero banditi dalle tavole salutiste.
È la provocazione social dei consorzi dei principali formaggi italiani e Afidop, la principale associazione dei produttori, che proprio in opposizione al Nutriscore hanno lanciato una campagna in rete per denunciare i rischi dell’introduzione dell’etichettatura a semaforo a livello europeo. Insomma, se Parmigiano e Pecorino venissero presentati sugli scaffali dei supermercati con un vistoso bollino rosso sparirebbero di conseguenza anche i piatti che ne prevedono l’impiego, perché, è il ragionamento, chi vorrebbe ritrovarsi ad ingerire un cibo considerato "spazzatura"? Eppure di cacio e pepe e spaghetti al pomodoro con una bella spolverata di Parmigiano sopra non è mai morto nessuno. Anzi, in Italia il tasso di obesità è ben al di sotto della media europea e i nostri cittadini sono quelli che in Europa hanno una delle più alte aspettative di vita alla nascita. Questo, è innegabile, grazie soprattutto alle nostre abitudini alimentari.
Una delle principali critiche rivolte al sistema ideato dai nutrizionisti francesi per fornire ai consumatori un’idea immediata della qualità nutrizionale dei prodotti attraverso le lettere colorate, quindi, è quella di prendere in considerazione la presenza di calorie, grassi saturi, sale e zucchero per cento grammi di prodotto. Un meccanismo fuorviante che finisce per penalizzare tutti i cibi con un solo ingrediente, come formaggi, insaccati o olio extravergine di oliva. Del resto chi è che metterebbe un etto di Parmigiano sulla pasta o sarebbe disposto a bere 100 ml di olio d’oliva? Nessuno. Eppure, nei Paesi in cui viene già utilizzato il Nutriscore è capace di influenzare ben 3 consumatori su 4.
Un problema non da poco per i produttori italiani visto che l’export di formaggi Made in Italy nel 2021 è aumentato del 12,3 per cento toccando quota 3,6 miliardi di euro. Se il Nutriscore venisse approvato come sistema di etichettatura a livello comunitario, secondo l’ultimo rapporto Ismea-Qualivita, verrebbe colpito un comparto strategico che conta 55 prodotti caseari a denominazione e quasi 26mila operatori che generano un valore di 4,2 miliardi di euro alla produzione. Si tratta, viene specificato nel convegno promosso da Afidop all’Acquario Romano, nel centro della Capitale, del 57 per cento del comparto cibo Dop Igp.
"Diciamo no al Nutri-Score e alle etichette basate su quantitativi di riferimento scollegati dalle abitudini di consumo nella dieta quotidiana. Si tratta di strumenti fuorvianti che svalorizzano l’immagine delle DOP e disincentivano il consumo dei nostri piatti banalizzando i valori nutritivi dei nostri prodotti. Sosteniamo e promuoviamo informazioni corrette e complete al consumatore per una alimentazione sana ed equilibrata e proprio per questo ci uniamo a quanti, in Italia e in Europa, ritengono il Nutri-Score un sistema ingannevole per il consumatore ed esortano il decisore pubblico a fare muro contro l’attuazione di questa proposta", è la posizione dei produttori sintetizzata dal presidente di Afidop, Antonio Auricchio.
A prendere parte all’iniziativa è stato anche il ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, che ha sottolineato l’impegno italiano per scongiurare l’adozione di questo sistema a livello comunitario. "Il Nutriscore non è un sistema informativo ma un sistema di condizionamento del mercato studiato in modo scientifico. Ha una genialità nella sua semplicità comunicativa, ma crea una distorsione senza dare informazioni", ha spiegato, come si legge su Askanews rivendicando il "grande lavoro di convincimento" nei confronti degli altri Paesi europei.
"All’inizio – ha ricordato - eravamo i capofila di un piccolo gruppo di Paesi che non avevano speranze di raggruppare una minoranza di blocco, ora a nostro fianco ci sono Paesi con peso maggiore come gli sloveni, che stanno dichiarando chiaramente la loro preoccupazione, la Spagna, e gran parte della società civile e dei produttori francesi". "Il rischio di accontentarsi di alcune piccole modifiche sugli algoritmi del Nutriscore o della esclusione di alcune categorie di prodotti – ha concluso il ministro - è un rischio che non voglio correre, perché è il sistema in sé che è assurdo: non si può dare un colore al cibo che non è in assoluto buono e cattivo ma va valutato rispetto all’equilibrio con cui lo mangiamo o beviamo". "Il sistema Nutriscore – ribadisce - non va limitato, va combattuto".
Intanto contro l’etichettatura a semaforo si schierano anche i grandi chef.
Davide Oldani, cuoco stellato e ambasciatore della cucina italiana nel mondo, parlando dal palco dell’Acquario Romano spiega come "dietro ogni formaggio Dop c’è un patrimonio enogastronomico fatto di tradizioni, persone, territori e clima unici al mondo per peculiarità". "Penalizzando i formaggi certificati, - avverte - il Nutriscore mette a rischio ricette dove la presenza dell'ingrediente è caratteristica essenziale, sia a casa che al ristorante".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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