Cosa rischia l'Italia in caso di guerra mondiale

La situazione in Ucraina si fa ingarbugliata anche per i Paesi Nato, Italia compresa: ecco quale sarebbe la posizione del nostro Paese nell'eventualità di un'escalation mondiale secondo il parere del generale Battisti

Cosa rischia l'Italia in caso di guerra mondiale

Lo scenario che sta creando la guerra Russia-Ucraina è sempre più ingarbugliato anche sullo scacchiere internazionale. Il conflitto in Donbass non è ancora giunto nella sua fase clou ma già si guarda oltre: non sembra possibile, allo stato attuale, una risoluzione pacifica in tempi brevi, non certamente per quel 9 maggio tanto decantato da Putin. Intervistato da Il Messaggero, il generale Giorgio Battisti che avuto in comando il "Corpo d'Armata di reazione rapida della Nato" in Italia, ha spiegato che in caso di conflitto internazionale il nostro Paese non potrebbe tirarsi in quanto membro fondatore della Nato nel 1949. "Non si è mai sottratta a qualsiasi decisione - ha spiegato - anche perché le decisioni vengono assunte per consenso, e Roma ha sempre rispettato questo principio dell’Alleanza".

Quali sono i rischi

Insomma, uno per tutti e tutti per uno era il famoso motto dei quattro moschettieri. Anche se non nel mirino diretto di Putin, se accadesse qualcosa a uno degli altri 28 membri della Nato, l'Italia sarebbe comunque in prima linea a farne le spese come tra l'altro viene spiegato dall'articolo 5 del Trattato Atlantico: "Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell'America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti". Insomma, chiarissimo. Ecco perché, gli Alleati procedono uniti fornendo aiuti all'esercito di Zelensky contro il nemico comune. Ma c'è davvero il rischio di una Terza Guerra Mondiale? Il generale prova a gettare acqua sul fuoco affermando che è "difficile poter affermare un così tragico sviluppo di questa situazione che alcuni leader occidentali, peraltro, non hanno escluso".

II ruolo della Cina

In questo senso, diventa fondamentale anche l'intercessione di Pechino: come abbiamo visto su InsideOver, per quanto giochi un ruolo di (finta) neutralità, la Cina ha molti più interessi a fare affari con la Russia. Detto ciò, non per questo "sarebbe opportuno scatenare una guerra mondiale", afferma il generale che ha riportato le dichiarazioni cinesi di ieri. Invece, il redivivo ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, quando ha parlato di "rappresaglia" ha specificato che si tratta di "raid proporzionati contro i centri decisionali a Kiev, dove si trovano i consiglieri occidentali". Il tutto si complica, però, con la serie di attentati in Transnistria dove si trovano più di un migliaio di soldati di Mosca. "Nella strategia russa vi è anche il controllo della Transnistria per garantire una continuità territoriale con tutta la costa ucraina, Odessa compresa", spiega il generale Battisti.

Conseguenze terribili

Come abbiamo scritto sul nostro Giornale, due missili da crociera hanno sorvolato a bassa quota la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande che c'è in Europa. Cosa accadrebbe se, per errore, la prossima volta venisse colpita, questa o un'altra centrale? "Ritengo che il sorvolo di questi missili, in occasione del tragico anniversario dell’incidente nucleare di Cernobyl (26 aprile 1986), sia un chiaro segnale all’Ucraina e, soprattutto, alla comunità occidentale della possibilità che avrebbe Mosca di colpire le centrali nucleari con conseguenze terribili. Conseguenze che comunque avrebbe anche la Russia per via del fallout radioattivo", afferma il generale al Messaggero. Infine, un commento sulla gestione, fino a questo momento, della guerra da parte dei russi che hanno "sottovalutato le capacità combattive dell’avversario, soprattutto per un carente o distorto quadro informativo".

Sul campo, i russi hanno avuti problemi dovuti alla strategia, al coordinamento, alla perdita di numerosi generali, colonnelli e comandanti in grado di guidare un esercito spesso inesperto e composto da giovani soldati improvvisati. Sarebbe stato fondamentale se, come fanno gli ucraini grazie anche all'aiuto americano, fossero state acquisite in anticipo le informazioni necessarie "sull’avversario e sul terreno, per avere un quadro di situazione il più possibile aderente alla realtà, che deve essere condiviso con tutta la linea di comando".

Questo, unito anche alla condizioni del clima che hanno favorito il "disgelo anticipato, hanno reso difficile ai mezzi corazzati russi procedere fuori delle strade asfaltate rallentando sensibilmente la progressione e esponendo le colonne ad attacchi sui fianchi", conclude Battisti.

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