“Rivoglio i miei profughi, altro che i turisti”. Viso imbronciato, maglietta estiva con la scritta “Miami 06”, Giancarlo Pari due anni fa si lamentava così dell’arrivo della stagione estiva in quel di Rimini. Cosa strana, per un albergatore della riviera romagnola. Ma Giancarlo aveva scoperto un nuovo business per il suo Hotel Gelso di Igea Marina, sicuro e remunerativo come neppure la movida riminese era mai riuscito a garantirgli. “Ospitando i migranti, e ne ho avuti fino a 42, incassavo più o meno 1.500 euro al giorno”, raccontava al Resto del Carlino. Fanno 45mila euro al mese, centesimo più, centesimo meno.
Da allora non è cambiato molto. Anzi: nulla. Nel senso che sulle coste italiane sono continuati gli sbarchi (181mila arrivi nel 2016, 85mila quest’anno) e tanti altri proprietari d’hotel hanno scelto la via dell’immigrazione.
In fondo sono loro stessi ad ammetterlo: “Con i migranti un margine di guadagno c’è”. Ed è pure sostanzioso. Ospitando 50 profughi, un imprenditore desideroso di fare affari, tirando la cinghia e pagando poco i collaboratori, può arrivare ad un profitto di 10mila euro al mese. E così nel tempo si sono moltiplicati gli albergatori decisi finalmente a fare il grande salto. Balzo da più di un milione di euro, in qualche caso. L’hotel Ramè di Marene (CN) nel 2016 ha preso 1.125.600 euro. L’Eden di Campobasso il milione lo ha superato pochi giorni fa, a giugno, quando il registratore di cassa ha annotato 1.307.566 euro per i primi sei mesi del 2017. Non si lamentano neppure i proprietari dell’hotel Monaco di Verona, che all’ombra dell’Arena hanno messo a disposizione la struttura a circa 100 richiedenti asilo. La prefettura gli ha liquidato per un anno di appalto ben 1.052.400 euro. Tanti, tantissimi soldi. Volete un confronto? Un tre stelle sul mare con 60 unità (non sempre al completo) arriva a 850mila euro l’anno di fatturato, 950mila nei periodi di vacche grasse. Avere 100 ospiti fissi per 365 giorni sì che è un bell’affare. Da non farsi scappare soprattutto in bassa stagione.
La Sardegna sembra averne fatta una sorta di nuova rivoluzione economia. “La Nuova Sardegna” racconta che “tre anni fa i primi esperimenti erano guardati come marziani” e invece oggi a Sassari “tra i 120 Cas della Prefettura, circa l’80 per cento sono stati aperti in strutture di tipo turistico-ricettivo”. Non solo gli hotel, pure gli agriturismi hanno sposato la “riconversione economica che porta lavoro e fa girare l’economia”. In provincia di Oristano fanno a gara per accaparrarsi lo straniero di turno. E così il “Cortillaris" si becca 623mila euro, il “Sa Scrussura 365mila, il “Sa Tanchitta” 551mila, il “Pittinuri” 203mila e “Is Procilis” si aggiudica 484mila euro.
L’affare maggiore lo fanno i proprietari di alberghi in zone poco appetibili, magari prossimi alla chiusura o già con le serrande abbassate. Di certo il paesino di Beinette, poco più di 3mila anime sull’altipiano di Cuneo, non ha lo stesso flusso turistico del Colosseo. E così Yu Weixue, imprenditore cinese finita qualche anno fa nei guai per aver fatto ristrutturare lo stabile ad alcuni connazionali senza permesso di soggiorno, deve aver pensato che la soluzione migliore fosse trasformare il suo hotel in un centro di accoglienza. Detto fatto, da luglio 2015 ha già incassato 247.905 euro. Imprenditoria cinese.
I paesani di Beinette sembrano contenti, ma non sempre le cose vanno così bene. Chiedetelo a Fiorenzo Scarsini, direttore dell’Ostello della gioventù di Verona. Sul suo sito la struttura pubblicizza posti letto a basso prezzo e lenzuola piegate a mano. Oltre a pellegrini e turisti ci sono però anche i profughi. Nessun problema. Neppure per la gestione dell’Ostello, che nel 2016 ha incassato 975.444 euro per i servizi offerti a circa 92 richiedenti asilo. Poi a gennaio sono arrivate le seccature: gli ospiti stranieri sono scesi in piazza per protestare contro la "mala accoglienza" fornita dai volontari del Centro di cooperazione giovanile internazionale. Tutto falso, in realtà. Ma per un momento, preso dallo sconforto, il direttore aveva pensato di “chiudere tutto”. Perché il problema a volte è proprio questo: come gestire i facinorosi e il rapporto turista-immigrato. Dilemma complesso, che molti albergatori hanno risolto nella maniera più semplice possibile: chiudendo l’hotel al mercato.
Perché cercare visitatori tedeschi o inglesi, se la prefettura manda migranti africani? “La gente dica quello che vuole - ha detto a marzo Giulio Salvi, 59enne proprietario dell’hotel Ballevue in Valtellina - io sono contento, ho più soddisfazioni a livello economico e umanitario”. E si capisce: l’importo del contratto per il 2016 era di 508.455 euro. Più soddisfazioni di così…- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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