Ecco il mondo oscuro della pedofilia online

Un agente della polizia postale: "Chi vive nel mondo reale non può percepire cos’è la pedopornografia. Ed è meglio così"

Ecco il mondo oscuro della pedofilia online

“L’inimmaginabile. Laggiù c’è l’inimmaginabile”. Parola di Stefano, nome di fantasia scelto da La Stampa per raccontare la storia di questo coraggioso poliziotto di 36 anni che dà la caccia ai pedofili su internet.

“Chi vive nel mondo reale non può percepire cos’è la pedopornografia. Ed è meglio così”, dice Stefano, agente sotto copertura della Polizia postale che si infiltra nelle comunità virtuali la cui priorità è “salvare le piccole vittime”. Usa più di 20 diversi indirizzi email per scovare pedofili in una decina di community. I pedofili generalmente sono maschi giovani, diplomati e laureati, che “somigliano ai tossicodipendenti - spiega l’assistente di polizia -. La loro droga è la pedopornografia. Non possono farne a meno, ogni giorno ha la sua dose”. Stefano, poi, racconta quali sono le sue emozioni quando incontra per la prima volta il pedofilo con cui magari ha chattato per mesi in rete.“Quando lo vedo in faccia – dice - non provo rabbia. Vorrei dirgli: ‘Io so chi sei, conosco tutti i tuoi fantasmi. Quindi per te è finita, stavolta abbiamo vinto noi’. Chi siamo noi? È ovvio: noi siamo i buoni”.

In principio le foto erotiche con bambini viaggiavano su siti Internet, che puntualmente venivano oscurati. Poi è arrivata l’era del peer-to-peer, la condivisione del materiale pedopornografico. Negli ultimi anni ha preso piede la ‘darknet’, cioè nelle reti anonime che stanno nel ‘deep web’, la parte sommersa di Internet. Sono forum nascosti che si trovano con un browser di navigazione anonima. Il più celebre suk della perversione si chiamava ‘Lolita City’ ma è stato chiuso, mente il forum più grande è ‘Playpen’ che a marzo 2015 contava 215.000 iscritti. Altri nascono e muoiono nel giro di pochi mesi. Spesso vi può accedere solo chi condivide foto e video pedopornografici. Nelle chat ci si scambia persino foto rubate dai profili Facebook di mamme e papà ma anche video di violenze sessuali su minorenni. Il pedofilo, a volte, arriva a chiedere all’altro orco di fare qualcosa alla vittima. Nei forum online gli utenti sono solo un nickname ed è difficilissimo risalire all’indirizzo Internet degli utenti ma le tecniche sono state raffinate anche grazie alla collaborazione tra le polizie di mezzo mondo e la polizia italiana in questo campo è all’avanguardia.

Elvira D’Amato, responsabile del centro anti-pedopornografia, avverte: “Il nuovo fronte è il cyber bullismo. C’è il ragazzino che filma la fidanzata in atteggiamenti intimi, poi si lasciano e lui la ricatta”. L’allarme è massimo anche sul sexting, cioè l’invio da parte dei ragazzi di selfie sessualmente espliciti.

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