È alta tensione sul fronte di quella che è già una vera guerra dei dazi, dopo che Trump ha firmato l'ordine esecutivo per imporli a Canada e Messico del 25%, e del 10% alla Cina. Cioè ai tre maggiori partner commerciali degli Stati Uniti.
E dopo che il presidente americano ha ventilato l'ipotesi di applicarli anche all'Ue, «che ci ha trattati malissimo», aveva detto. L'Europa reagisce dopo una prima fase di prudenza, con la Commissione Ue che nei giorni scorsi aveva assunto una postura interlocutoria nell'attesa di capire quali saranno le mosse concrete nei confronti del Vecchio Continente. Ieri invece ci sono state le prime prese di distanza e i primi avvertimenti. Per il ministro degli Esteri francese, Marc Ferracci, «è ovvio che bisogna reagire» alla minaccia. La risposta dell'Europa deve essere «efficace», concentrandosi «sui prodotti che sono importanti» per gli Stati Uniti. La reazione «deve essere mordace, avere un impatto sull'economia americana per costituire una minaccia credibile. Dobbiamo smetterla di essere ingenui», ha sottolineato, aggiungendo che l'Ue deve «restare unita» e pensare di redigere un «Buy European Act». Anche un portavoce della Commissione ha avvertito ieri che «la Ue risponderà con fermezza a qualsiasi partner commerciale che imponga tariffe doganali sui prodotti della Ue in modo ingiusto o arbitrario». Così come un membro del Consiglio direttivo della Bce, Klaas Knot, che ha ricordato come i dazi «non siano la strada giusta. I consumatori pagheranno per questo - ha detto - Una guerra commerciale in realtà ha solo perdenti». Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani (foto) su X ha invece voluto sottolineare il ruolo di mediazione che può giocare l'Italia in questa difficile partita per l'economia globale: «La guerra dei dazi non conviene a nessuno. Anche perché i negoziati dovranno tenere conto dei legami Ue-Usa. Abbiamo idee e strategia per tutelare le nostre imprese con l'Italia che sarà il miglior ambasciatore Ue nel dialogo con Washington». È intervenuto anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz, secondo cui si potrebbero valutare anche possibili contromisure europee, visto che l'Ue ha «le sue opzioni di azione».
Il presidente Usa aveva giustificato i dazi a Messico, Canada e Cina anche con il mancato impegno a fermare l'immigrazione illegale e il traffico di stupefacenti. E tutti e tre hanno reagito annunciando contromisure. Pechino pensa a interventi equivalenti sull'import dagli Stati Uniti, ma tiene aperta una possibilità di mediazione con Washington. Gli Usa «hanno imposto una tariffa aggiuntiva del 10% sulle importazioni cinesi con il pretesto della questione del fentanyl: la Cina deplora e si oppone con fermezza a questa mossa e adotterà le contromisure necessarie per difendere i propri diritti e interessi legittimi», si legge in una nota del ministero del Commercio cinese.
Il Messico farà ricorso a «misure tariffarie e non tariffarie» per proteggere i propri interessi nazionali, ha chiarito la presidente Claudia Sheinbaum. Il Canada imporrà da domani, come ritorsione, «tariffe sulle merci Usa del 25% sui prodotti americani per un totale di 155 miliardi di dollari canadesi».
«Certamente non stiamo cercando l'escalation, ma difenderemo il Canada, i canadesi e i posti di lavoro canadesi», ha detto il presidente Justin Trudeau, precisando che le tariffe si applicheranno a «beni di uso quotidiano» come birra, vino, frutta, verdura, elettrodomestici, legname, plastica e «molto di più». Un conflitto che avrà «conseguenze reali», ha aggiunto.Ma Trump ribatte: «La sofferenza degli americani causata dai dazi sarà ripagata».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.