"La depressione di papà e la profezia di Padre Pio"

L'ex dirigente Rai, figlio dell'ex capo dello Stato, Giancarlo Leone: "Quelle battute tra mia madre e Kennedy"

"La depressione di papà e la profezia di Padre Pio"

Giancarlo Leone, 67 anni, è un ex dirigente Rai e oggi Amministratore delegato di Q10 Media. È il terzo figlio maschio di Giovanni Leone (1908-2001) quinto presidente della Repubblica italiana dal 1971 al 1978, quando si dimise, vittima di una campagna scandalistica.

Dottor Leone, è vero che lei sarà impegnato nel prossimo Festival di Sanremo?

«Sì, Carlo Conti mi ha chiesto di lavorare con lui come autore e ho detto di sì. Tra noi c'è una straordinaria stima reciproca».

Come è stata la sua esperienza in Rai?

«Lunga e proficua».

Lei non aveva padrini politici?

«No: a dispetto del cognome che porto, non lo avevo. Mi sono sempre tenuto lontano dalle cordate politiche».

I politici le hanno mai fatto pressione?

«Sì. Ho ricevuto richieste da molti politici importanti. Per incarichi di rilievo. Io ho risposto sempre di no. Pensavo: se lo raccomandano vuol dire che da solo non ce la fa. Allora non vale. La politica ti rispetta se tu ti fai rispettare».

La Rai oggi è «teleMeloni»?

«Né più né meno di quello che succedeva con qualunque governo. Il governo è azionista della Rai. Dopo la legge Renzi lo è ancora di più. I servizi televisivi pubblici sono sempre filogovernativi».

La lottizzazione?

«Fino al 93, il cda era composto da 16 persone. C'era una formula che tutti rispettavano: 6 democristiani, 4 del Pci, 3 socialisti, 2 socialdemocratici e un laico. La lottizzazione c'era, ma c'era anche una grande qualità. La Rai oggi dovrebbe alzare il livello allontanandosi dal modello di mercato. Per esempio non dipendere dalla pubblicità».

Lei si sente affine a qualche parte politica?

«Nessuna. Sono apolide in politica da almeno 30 anni. Forse perché ho conosciuto bene la prima repubblica e non mi sono riconosciuto nella seconda. Mio padre è stato uno dei padri costituenti e io da bambino ho visto da vicino molti dei costruttori della repubblica».

Erano personaggi superiori a quelli di oggi?

«Erano personaggi straordinari, ma anche molto accesi nella lotta politica. Io ricordo le battaglie all'interno della Dc: erano all'ultimo sangue. Anche tra giganti come Fanfani, Moro, Andreotti. Non si risparmiavano certo i colpi. Però c'era una qualità del personale politico che non ho più ritrovato».

Questa è l'unica ragione del suo distacco?

«Beh, anche quello che è successo a mio padre. La vicenda fu piuttosto chiara. Era un momento di difficoltà sia del Pci che della Dc. Tra il 1977 e il 78. Scoppiò lo scandalo Lockheed, una storia di tangenti nell'acquisto di aerei militari. E in quel clima si scatenò una campagna contro mio padre che poi si è dimostrata del tutto infondata. E lui si dimise».

Chi furono gli autori della campagna?

«Soprattutto Repubblica, l'Espresso, la Feltrinelli che pubblicò il libro di Camilla Cederna e poi i radicali».

Poi gli accusatori chiesero scusa

«Solo i radicali. Pannella e Bonino scrissero una lettera sul Corriere della Sera chiedendo scusa per la clamorosa ingiustizia che subì mio padre».

La Dc come si comportò?

«Non bene. In quel momento c'erano vari scandali che stavano emergendo. Lo scandalo petroli, per esempio. La sinistra Dc aderì per convenienza alle pressioni del Pci con l'allora segretario Zaccagnini».

Suo padre non si difese quasi per niente. Perché?

«No, restò in silenzio per rigore istituzionale».

Cosa ricorda di quei mesi? Come visse quell'accanimento?

«La campagna durò un anno e mezzo. Mio padre entrò in depressione, vera, che celava in pubblico. Lui era una persona perbene che faceva della reputazione un punto fermo. Una figura molto prestigiosa, stimato a destra e a sinistra, nominato senatore a vita prima di salire al Quirinale. Per lui fu un colpo durissimo».

Anche a sinistra era stimato?

«Ricordo il '62. Era presidente della Camera. Nel voto c'era uno stallo. Non si riusciva a trovare la maggioranza. Togliatti andò da mio padre e gli chiese di sospendere per un giorno le votazioni per permettere al suo partito di far convergere i voti su di lui ed eleggerlo al Quirinale. Lui disse no, per lealtà, e riferì alla Dc, che a quel punto strinse le fila e puntò su Segni che alla votazione successiva fu eletto sconfiggendo Saragat».

Di che corrente era suo padre?

«Mai stato in una corrente. Mai frequentato il sottogoverno. Non conosceva i mezzi della lotta politica. Si trovò impreparato a quell'attacco».

Con che occhi guarda oggi la politica?

«Con quelli di chi pensa che la Meloni possa far crescere l'Italia».

Cosa mi dice di sua madre, Donna Vittoria?

«Io mi sono sposato a 50 anni, perché tutte le donne che ho avuto, che ho amato, non si avvicinavano alla perfezione di mia madre. Un esempio così alto che non permetteva paragoni. Oggi ha 97 anni e non c'è domenica che io e i miei fratelli Paolo e Mauro non stiamo con lei. Tante volte non si ricorda neppure che sono sposato e ho dei figli però si ricorda il nome della bicicletta che usava a 8 anni per andare a scuola».

È vero che John Kennedy quando vide sua madre disse a Leone: «Ora capisco il suo segreto»?

«Si. E mia madre rispose: Lei non conosce bene mio marito».

Lei è nato nel Palazzo. Quanto ha condizionato la sua gioventù?

«Beh. Se dicessi che non ho avuto limitazione della mia libertà le direi una bugia. Privacy quasi a zero. Erano gli anni 70. Terrorismo, scorte... Sono stato salvato da due cose: i libri e la musica con i quali mio padre aveva riempito la casa. E poi il lavoro: ho iniziato a 18 anni come giornalista».

Come è cambiata la comunicazione con l'avvento del politicamente corretto?

«Il politicamente corretto ci allontana da una possibilità di pensiero formato, intelligente. È il massimo del conformismo».

È vero che Padre Pio previde la sua nascita?

«I miei genitori andarono a visitare Padre Pio. E fu come sempre scorbutico. Diede a mia madre tre medagliette e le disse: Sono per i suoi figli. Lei rispose: Ma io ho due figli. E lui la liquidò: Le prenda. Poche settimane dopo mia madre scoprì di essere incinta di me».

C'è stato un grande lutto nella sua famiglia.

«Sì, prima che nascessi io, mio fratello Giulio, che aveva 5 anni, morì di difterite. Mio padre mi fece leggere un libro: Colloqui con Giulio. Lo seppi così».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica