Ecco la spiaggia della Raggi, tra favelas e rifiuti

Dove sono bagnanti ed ombrelloni? Che fine ha fatto la spiaggia promessa dalla Raggi? L’estate è ormai alle porte e lungo gli argini del Tevere si vedono solo baraccopoli e discariche

Ecco la spiaggia della Raggi, tra favelas e rifiuti

Lungo Ponte Marconi è il solito via vai. Qualche studente procede svogliato in direzione dell’università, mentre decine di rom spingono i loro carrelli carichi di materiale rovistato. Quando lo sguardo punta verso il basso, sugli argini del Tevere, c’è da perdere l’orientamento tra canneti, rovi, boscaglia e fronde.

A spezzare la monotonia amazzonica del paesaggio ci sono solo tetti di cartone e qualche discarica. Dove sono bagnanti ed ombrelloni? Che fine ha fatto la spiaggia promessa? Eppure, a dicembre scorso, Virginia Raggi annunciava: “La prossima estate ci sarà un progetto che riguarderà un’area di diecimila metri quadrati vicina a a Ponte Marconi con una spiaggia e campi sportivi”.

Sono passati sei mesi, è arrivato il caldo, l’estate bussa con insistenza alle porte della città ma di quella spiaggia non c’è traccia. È rimasto tutto com’era? Non esattamente, perché qualche cambiamento, in realtà, c’è stato. Alla storica baraccopoli di Ponte Marconi, se n’è aggiunta un’altra, un po’ più in là, all’altezza di Ponte dell’Industria.

“Qualche settimana fa sono arrivate altre persone dalla Bosnia”, ci racconta uno degli abitanti del vecchio insediamento dove, da un decennio, vivono circa 15 famiglie che sbarcano il lunario con accattonaggio, rovistaggio e smaltimento illegale di rifiuti. Principalmente elettrodomestici che, spesso, finiscono in acqua assieme all’immondizia prodotta dall’accampamento. Come ci spiega Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio, “non è raro vedere persone che, invece di pagare la quota per il corretto smaltimento, vengono a scaricare i rifiuti ingombranti vicino agli accampamenti”. E nel corso degli anni l’area individuata dal Campidoglio per diventare una spiaggia si è trasformata “in una giungla piena di rifiuti, indecorosa e con acqua inquinata”. Sì perché, nel letto del Tevere, “c’è veramente di tutto, compreso ammonio e escherichia coli”.

Insomma, per il numero uno di Legambiente Lazio, “le condizioni per realizzare il progetto annunciato dal sindaco al momento non ci sono”. Ci va giù pesante Daniele Catalano, consigliere di Fratelli d’Italia nel XI Municipio: “Questa è la dimostrazione che l’amministrazione Raggi è completamente inconcludente, ci sono solo baracche lungo gli argini del Tevere”. Tirano invece un sospiro di sollievo gli occupanti che continuano a stazionare nelle favelas, allestendo ogni weekend il consueto “mercatino dell’usato”. Loro, ai proclami della Raggi, non ci hanno mai creduto. “Spiaggia? Quale spiaggia? Nessuno ci ha mai detto che dobbiamo andare via da qui”.

Ma i romani, invece, cosa dicono? Sulla pista ciclabile che costeggia il letto del fiume incontriamo diversi runner. “Tutte chiacchiere, si sapeva che sarebbe andata a finire così, per bonificare quest’area ci vogliono una barca di soldi”, spiega uno di loro. E qualcuno, nel frattempo, punta al fai-da-te: “Roma non ha bisogno di progetti visionari, basterebbe iniziare con una pulizia ordinaria”. A parlare è un’altra habitué della ciclabile che, tra uno sprint e l’altro, raccoglie la sporcizia abbandonata lungo il percorso. Non solo stracci, forni a microonde e cartacce. Buttate nella boscaglia e depredate di ruote e sellino, ci sono persino le biciclette del bike sharing, ennesima “sperimentazione” naufragata di questa amministrazione. Anche per quest’anno le cartoline delle vacanze non saranno certo romane.

Con buona pace di quell’ambulante che si è messo a vendere sdraio e ombrelloni proprio a due passi dalla spiaggia che non c’è. Lui è il solo a crederci ancora. “Speriamo che la facciano - sussurra - almeno guadagno qualcosa in più”.

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