Effetto Belen, boom di tatuaggi

La farfallina è la più desiderata del momento. A chiederla soprattutto ragazze fra i 18 e i 25 anni

Effetto Belen, boom di tatuaggi

Ha fatto scuola. A riprova che quel tatuaggio, tutto tranne che innocente, fosse un colpo da maestra. La farfallina di Belén, quella svolazzante all’altezza dell’inguine dell’argentina, dopo avere segnato le sorti del festival di Sanremo ora decide anche la moda: finisce sui corpi, viene incisa sulla pelle, richiesta sempre più spesso da donne e ragazzine di tutta Italia.

Il pensiero, quasi l’istinto, che dallo schermo deve essere rimbalzato nella testa di molte femmine del Paese è più o meno il seguente: ma se con lei ha funzionato in modo così esagerato, non funzionerà, almeno un pochino, anche con me? Si intende, in termini di successo con l’altro sesso, che non sarà la pietra di paragone di tutto, ma per molti (femmine e maschi) è spesso il motore che spinge a farsi tatuare la pelle con lucertoline, rose, gabbiani, tribali, rami, cuori, stelline, soli, scritte, iniziali, numeri e, ovviamente, farfalline più o meno svolazzanti (a seconda delle ambizioni, e delle possibilità). Certo questo ragionamento è un’eresia per chi, come Angelina Jolie, sostiene che i tatuaggi siano «arte», il modo per fissare «le cose che contano», che altrimenti nel mondo effimero di Hollywood vagherebbero troppo per l’aria; insomma per chi attribuisca all’incisione un significato, almeno un collegamento con un momento della propria vita. In questo caso, l’evento è Sanremo, anzi il trionfo mediatico di Belen, che ha fatto discutere per una settimana, dibattere, scontrare, intervenire un ministro, e messo d’accordo comunque tutta la popolazione maschile sull’unico aspetto mai contestato alla showgirl.

È bastata una settimana per assorbire il concetto, e ora due negozi su tre raccontano che le richieste di «quel tatuaggio» sono decisamente sopra la norma. Chi non ha l’audacia di osare l’inguine, si accontenta di lei, la farfallina. Il sondaggio, condotto dal Codacons in collaborazione con l’Agi, dice pure che le emulatrici si trovano soprattutto fra i diciotto e i venticinque anni di età. Si dirà: quindi maggiorenni. Ma si sa che le madri spesso vedono i tatuaggi come il fumo negli occhi, figuriamoci «quel tatuaggio». Che poi ci si può pentire, e provaci a cancellarlo.
Ed è fin troppo facile far notare che è da illuse, sperare di fare la figura di Belén, senza quello spacco, quelle gambe, quel corpo, quella bocca, quella camminata sfacciata.

Perché gli altri, gli spirituali del tatuaggio, che cosa sperano, con il loro gesto, se non di sedurre? E se anche non hanno il chiodo fisso di piacere, che cosa cercano se non di ottenere almeno sguardi, attenzione, magari riprovazione, che per alcuni è ancora più soddisfacente? Perfino l’impegnata Jolie ha ammesso che qualche tatuaggio le è sfuggito di mano, in un momento di confusione mentale. E allora chissà che confusione può avere creato quella farfallina, che ha annebbiato tutta l’Italia. Saranno contenti i negozi, anche se tutti sono convinti: è solo una moda del momento, volerà via in fretta.

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