Gioco illegale, è boom. Al via il Progetto sul settore Gioco di Luiss Business School e Ipsos

Con la chiusura dei punti fisici l’industria del gioco legale aveva un valore di spesa pari a 19,4 miliardi che nel 2020 si è ridotto del 33%. Entrate dell'Erario passate da 11,4 miliardi a circa 6,7 dell'anno scorso. Nando Pagnoncelli: "L’obiettivo è agevolare uno sviluppo sostenibile del comparto, fornendo sostegno alle migliaia di lavoratori, esercenti e alla rete distributiva che è presidio di legalità"

Gioco illegale, è boom. Al via il Progetto sul settore Gioco di Luiss Business School e Ipsos

Gli effetti pesantemente negativi del Covid-19 sul gioco legale, crollato a causa delle restrizioni in presenza e l’allarme per la crescita di quello sui canali illegali sono il punto di partenza del Progetto sul Settore del Gioco realizzato in collaborazione da Luiss Business School e Ipsos nell’ambito dell’Osservatorio sui mercati regolati. La pandemia ha infatti colpito non solo il sistema sanitario, ma anche molti settori produttivi del nostro tessuto economico. Tra questi c’è il comparto del gioco legale che sta attraversando una crisi senza precedenti e negli ultimi anni ha dato un contributo importante alle finanze del Paese: 11,4 miliardi all’erario nel 2019 contro un gettito stimato di 6,7 miliardi nel 2020 con una contrazione del 41%.

Con la chiusura dei punti fisici c’è stato infatti un significativo crollo del gioco in presenza (-41%), come emerge da una ricerca della Luiss Business School. Prima dell’emergenza economico-sanitaria l’industria del gioco legale aveva un valore di spesa di 19,4 miliardi di euro (dati 2019) che si è ridotto di ben il 33% nel 2020 e in parallelo è stato registrato un incremento naturale della fruizione online ma anche dei canali illegali. Per questo Luiss Business School e Ipsos analizzeranno congiuntamente le evoluzioni del mondo del gioco legale avviando il progetto di ricerca sul settore per fornire supporto scientifico ai decisori pubblici, all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, alle società concessionarie di gioco pubblico, agli operatori della filiera, agli stakeholder della società civile.

Tema caldissimo quello del gioco illegale che alimenta la criminalità soprattutto in tempi di pandemia, lascia i giocatori senza alcuna forma di tutela - a partire dai minori - e sottrae risorse allo Stato a cui il 30 marzo anche la trasmissione Le Iene ha dedicato questo servizio: https://www.iene.mediaset.it/video/sale-da-gioco-chiuse-bische-clandestine-fanno-affari_1017412.shtml

“L’obiettivo del progetto è di agevolare sempre più uno sviluppo sostenibile del comparto dei giochi, fornendo sostegno alle migliaia di lavoratori ed esercenti e sostenendo la rete distributiva che è presidio di legalità – ha dichiarato il presidente di Ipsos, Nando Pagnoncelli -. Questi temi sono nell’interesse comune del settore pubblico e dei suoi concessionari, nel breve, medio e lungo termine".

Le prime stime della ricerca fanno temere che l’aumento del mercato illegale potrebbe aver coinvolto fino a 4 milioni di giocatori, non tutti pienamente consapevoli di questa scelta e il professor Raffaele Oriani, ordinario di Finanza Aziendale dell’Università Luiss ha sottolineato come per “salvaguardare un mercato essenziale per la nostra economia, strumento di contrasto a fenomeni di illegalità ed evasione fiscale, è necessario aggiornare la regolamentazione del gioco legale, rendendolo più funzionale al contrasto di potenziali rischi per gli utenti".

Se le aziende concessionarie dello Stato hanno registrato nel 2019 un fatturato aggregato di circa 8 miliardi di euro, dall’analisi di tutta la filiera emergono i dati più preoccupanti. Le imprese che supportano le attività delle aziende concessionarie – dalle software house alle realtà che producono hardware per gli apparecchi di gioco, dalla stampa delle schedine o degli instant win ai punti fisici sul territorio come ad esempio bar, tabacchi e ricevitorie specializzate) – occupano circa 100mila persone che sono fortemente a rischio in questo particolare momento.

Queste le principali evidenze della ricerca della Luiss Business School sull’evoluzione di un settore essenziale dell’economia italiana, una realtà, “dinamica e competitiva che investe in ricerca e innovazione (l’analisi mette in luce che il 63% delle imprese con oltre 10 addetti ha investito nelle tecnologie digitali, rispetto al 61% della media nazionale) e con una filiera rilevante in termini di fatturato e numero di occupati”.

Il Comitato Scientifico del progetto, guidato dal professor Oriani, un Advisory board, un Comitato tecnico e un Team di ricerca.

All’Advisory Board, parteciperanno l’avvocato Massimiliano Dona, la dottoressa Veronica Nicotra, il proefessor Oriani, il professor Pagnoncelli, la presidente Livia Pomodoro, la professoressa Emanuela Randon e il professor Andrea Alemanno, senior client officer di Ipsos, che coordinerà i lavori.

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