Effetto malagiustizia: voglia di pena di morte

È la tentazione antica come l'uomo: un attimo e il problema è risolto. Stringi il cappio o spari due revolverate. Discorsi che si sentono un giorno sì e l'altro pure al bar e nei crocchi in mezzo alla strad

Effetto malagiustizia: voglia di pena di morte

È la tentazione antica come l'uomo: un attimo e il problema è risolto. Stringi il cappio o spari due revolverate. Discorsi che si sentono un giorno sì e l'altro pure al bar e nei crocchi in mezzo alla strada. Come un coro cupo che racconta le viscere del Paese. Cresce l'inquietudine, sale la paura, monta la voglia di regolare i conti in modo sommario. Tradotto in soldoni, sono sempre più gli italiani che vorrebbero la pena di morte.

Un sondaggio Swg per Huffington Post offre dati eloquenti: il 37 per cento degli intervistati vorrebbe mettere al muro i grandi delinquenti, autori di crimini efferati. Il 21 per cento è favorevole, il 16 per cento lo è ancora di più, senza se e senza ma, come una soluzione adeguata da buttare sul piatto per risolvere i troppi problemi che nessuno affronta mai.

Siamo a quasi quattro connazionali su dieci, come dire che buona parte della tolleranza sbandierata per decenni poggiava su gambe esili oppure se n'è andata nell'incertezza generale. Il trend va nella direzione della forca e del patibolo: tre anni fa eravamo al 35 per cento, nel 2010 al 25 per cento. Dieci punti in più in due lustri di furore e fuga dalla pietà che non ha niente a che fare con il buonismo appiccicoso che va per la maggiore.

Ecco, non c'è motivo di stupirsi, anche se c'è ragione per preoccuparsi: da troppi anni la giustizia racconta i suoi paradossi disarmanti: l'assassino che gira libero in attesa dell'ennesimo processo; il pedofilo che colpisce per la quarta o la quinta volta in pochi anni; la donna incolpevole che muore per mano del marito violento, denunciato al vento chissà quante volte; il ladro scarcerato prima del carabiniere che gli aveva puntato la pistola.

Ritardi e disfunzioni. Un sistema farraginoso che assomiglia troppo spesso a una roulette russa. Gli innocenti in carcere e i manigoldi impuniti. Interpretazioni bizantine della norma che scambiano il garantismo per un mondo capovolto: il commerciante costretto a risarcire il rapinatore, il gioielliere in cella e il bandito fuori.

È la grande semplificazione figlia di uno spaesamento che va avanti da troppo tempo su troppi lati della società: la comunità si sfalda e l'appartenenza non c'è più.

La giustizia che fa cilecca è una delle cause fondamentali, anche se non l'unica, di questo imbarbarimento. In verità non siamo il Far West e gli omicidi volontari - assicurano le statistiche - calano da anni. Ci sarà pure una componente di percezione nei riflessi spietati di milioni di italiani, ma nemmeno si può pensare, come fanno i maestri del politicamente corretto, che sia tutta colpa dei media e dell'ossessione sanguinaria di tv e giornali.

C'è invece una deriva da fermare a tutti i costi: sentenze costruite sull'ideologia, leggi scritte in un

inconcludente gioco dell'oca e poi ci sono, inaccettabili, le mani legate delle forze dell'ordine davanti a piccole e grandi prepotenze.

Meglio aprire gli occhi prima che gli italiani si mettano in fila per assistere a un'esecuzione.

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