La grafologia, che lo si voglia o no, è un test che permette d’esplorare le emozioni e i sentimenti di una persona. E’ una sorta di codice dei segni simbolici e, come tale, va interpretato da esperti. Il simbolismo esula dal mondo razionale, per cui non può essere compreso col ragionamento logico. Sta di fatto che per chi crede ad essa “ogni spiegazione è superflua e per chi non crede nessuna spiegazione è sufficiente!” Osservando la grafia di Martina emerge un gesto grafico povero di ritmo e di fluidità, con forma tonda delle lettere minori, che appaiono anche grandi e adagiate sul rigo, espressione di un carattere egocentrico, bisognoso di essere sempre al centro dell’attenzione e quindi protagonista di se stessa. Inoltre, la grafia, che occupa soprattutto la zona centrale orizzontale, segnala come ella vive gli eventi con superficialità, quasi a voler soddisfare il suo Io ipertrofico e soggettivo che la vuole protagonista a tutti i costi, cagionando una spinta che la conduce oltre la linea del lecito. La mancanza di spazio tra una parole e l’altra è simbolo di scarsa riflessione e poca ponderazione. Essendo la lettera scritta con il pennarello, non si può cogliere da essa un altro segno importante, ossia la forza del tracciato che indica l’energia vitale del soggetto.
Ciò non ci permette di comprendere quanto la sua aggressività sia stata mal indirizzata e d’ostacolo ai propri desideri e bisogni, trasformandosi in violenza oppure quanto essa derivi da condizionamenti esterni che hanno agito con forza sulla sua volontà.
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