Il 27 gennaio è la Giornata della memoria e Mediaset lo ricorda con un approfondimento speciale del Tg5. Parole dal silenzio andrà in onda sabato 23 gennaio in seconda serata su Canale5 e proporrà al pubblico una storica lettera di scuse alle comunità ebraiche da parte di Emanuele Filiberto di Savoia per la firma alle leggi razziali di suo nonno Vittorio Emanuele III. Insieme all'intervista di Cesara Bonamici all'erede di casa Savoia, verranno trasmesse anche le tesimonianze di Sami Modiano e di Liliana Segre. L'intervista integrale a Emanuele Filiberto di Savoia andrà in onda domani sera, il Tg5 ne ha trasmesso un estratto nell'edizione delle 20 di oggi, venerdì 22 gennaio.
L'erede dei Savoia ha spiegato al Tg5 perché la lettera dopo così tanti anni: "Sento il bisogno di farla, è una ferita che ho sempre avuto nel cuore. Ritengo sia ora di prendere le mie responsabilità e di poter scrivere questa lettera alla Comunità ebraica per chiedere perdono per il peccato orribile, osceno, che è la firma di Vittorio Emanuele III in quelle infami leggi razziali. Perché Vittorio Emanuele III era il re di tutti gli italiani. Come un padre con i suoi figli, si sarebbe dovuto prendere cura di tutti gli italiani".
La famiglia Savoia di oggi, quindi, si è dissociata dalle azioni dell'ultimo monarca italiano per mano di Emanuele Filiberto: "Vedere questa sua firma su queste leggi è un gran dolore per me e per Casa Savoia. Credo che qualche volta bisogna guardare al passato, analizzarlo e anche tirare fuori i propri sentimenti. È quello che oggi ho voluto fare. Oggi chiedo perdono ma non mi aspetto il perdono. Voglio solo dire alle Comunità ebraiche che possiamo oggi ricominciare un dialogo importante insieme e guardare insieme al futuro".
"Mi rivolgo a tutti voi, Fratelli della Comunità Ebraica italiana, per esprimervi la mia sincera amicizia e trasmettervi tutto il mio affetto nel solenne Giorno della Memoria. Vi scrivo a cuore aperto una lettera certamente non facile, una lettera che può stupirvi e che forse non vi aspettavate. Eppure sappiate che per me è molto importante e necessaria, perché reputo giunto, una volta per tutte, il momento di fare i conti con la Storia e con il passato della Famiglia che oggi sono qui a rappresentare, nel nome millenario di quella Casa Reale che ha contribuito in maniera determinante all'unità d'Italia, nome che orgogliosamente porto", inizia così la storia lettera scritta da Emanuele Filiberto di Savoia a nome della sua famiglia.
L'erede, poi, continua: "Scrivo a voi, Fratelli Ebrei, nell'anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, data simbolo scelta nel 2000 dal Parlamento della Repubblica Italiana, a memoria perpetua di una tragedia che ha visto perire per mano della follia nazi-fascista 6 milioni di ebrei europei, di cui 7500 nostri fratelli italiani. È nel ricordo di quelle sacre vittime italiane - si legge - che desidero oggi chiedere ufficialmente e solennemente perdono a nome di tutta la mia Famiglia".
Emanule Filiberto ha fatto questo passo perché vuole che "la memoria di quanto accaduto resti viva, perché il ricordo sia sempre presente. Condanno le leggi razziali del 1938, di cui ancor oggi sento tutto il peso sulle mie spalle e con me tutta la Real Casa di Savoia e dichiaro solennemente che non ci riconosciamo in ciò che fece Re Vittorio Emanuele III: una firma sofferta, dalla quale ci dissociamo fermamente, un documento inaccettabile, un'ombra indelebile per la mia Famiglia, una ferita ancora aperta per l'Italia intera". Nella sua lettera, l'erede di Casa Savoia cita il "glorioso avo Re Carlo Alberto", che, continua Emanuele Filiberto, "Emanuele III fece nel 1904, dopo che il 13 gennaio dello stesso anno si disse addirittura favorevole alla nascita dello stato ebraico e così si espresse: 'gli ebrei, per noi, sono Italiani, in tutto e per tutto".
Il nipote di Vittorio Emanuele III esprime il desiderio che "la Storia non si cancelli, che la Storia non si dimentichi e che la Storia abbia sempre la possibilità di raccontare quanto accaduto a tutti coloro che hanno fame e sete di verità. Le vittime dell'Olocausto non dovranno mai essere dimenticate e per questo motivo, ancor oggi, esse ci gridano il loro desiderio di essere giustamente ricordate. Anche la mia Casa ha sofferto in prima persona, sebbene per motivi politici, ed è stata ferita profondamente negli affetti più cari: come potremmo dimenticare la tragica fine di mia zia Mafalda di Savoia, morta il 28 agosto 1944 nel campo di concentramento di Buchenwald dopo un'atroce agonia?". Emanuele Filiberto, poi, ricorda la zia Maria di Savoia, che "fu deportata con il marito e con due dei loro figli in un campo di concentramento vicino a Berlino". L'erede, quindi, si rivolge di nuovo alla Comunità ebraica "con viva e profonda emozione nel lancinante ricordo del rastrellamento del Ghetto avvenuto il 16 ottobre 1943".
Al termine della lettera, Emanuele Filiberto si scusa ancora "nell'angoscioso ricordo delle troppe vittime che la nostra amata Italia ha perso.
Scrivo a voi questa mia lettera, sinceramente sentita e voluta, che indirizzo a tutta la Comunità italiana, per riannodare quei fili malauguratamente spezzati, perché sia un primo passo verso quel dialogo che oggi desidero riprendere e seguire personalmente. Con tutta la mia sincera fratellanza".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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