Continuano le polemiche dopo l'orrendo fatto di cronaca verificatosi nel parcheggio sotterraneo dell'ospedale San Raffaele, che ha visto un anziano essere ferito alla gola con un taglierino da Antonio Cianci, il pregiudicato che il 9 ottobre del 1979 aveva ucciso tre carabinieri a Melzo. L'uomo stava scontando l'ergastolo nel carcere di Bollate, a Milano, ma aveva recentemente chiesto e ottenuto un permesso premio grazie al quale era libero. Stando a quanto appreso dalle indiscrezioni, il killer avrebbe ferito il 79enne nel corso di una rapina. Sulla vicenda è intervenuto Matteo Salvini che ha replicato duramente. Riferendosi alla paventata intenzione del Partito democratico di schedare gli agenti, il leader della Lega ha tuonato: "Altro che schedare le forze dell'ordine come vuole il Pd. In Italia servono regole, rispetto e certezza delle pena. E nessun premio ai killer spietati, soprattutto se hanno ucciso donne o uomini in divisa". L'ex ministro dell'Interno ha poi aggiunto: "Aveva ucciso quattro persone - un metronotte e tre carabinieri - ed è stato condannato all'ergastolo, ma grazie a un permesso premio era fuori dal carcere e ha accoltellato un uomo per rapinarlo".
"Monitorare seriamente la recidiva"
Dura la presa di posizione anche da parte di Emanuela Piantadosi: "Quanto altro spargimento di sangue si dovrà avere prima che il ministro della Giustizia e il governo prendano coscienza di quanto sia fondamentale monitorare seriamente la recidiva in questo Paese?". Il presidente dell'associazione 'Vittime del Dovere' ha commentato la notizia: "Dalla precedente legislatura abbiamo chiesto al Ministero che venisse misurata con dati certi ed inequivocabili la recidiva che rappresenta quel metro di misura essenziale per stabilire se un condannato abbia preso coscienza dei reati commessi, abbia scontato consapevolmente la sua pena e sia stato effettivamente rieducato, secondo quanto stabilito dalla costituzione articolo 27".
La figlia del maresciallo Stefano Piantadosi, ucciso da un ergastolano in permesso premio, ha aggiunto che - a seguito di "un primo colloquio nel 2018, solo caratterizzato da buoni propositi" - al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede è stata chiesta una serie di incontri, "mai più accordati", che avrebbero avuto l'obiettivo di "avviare uno studio serio sulla recidiva". Infatti vi è l'estrema urgenza della "certezza della pena", di istituire "un tavolo per le vittime di reato", di dare il via a "un dibattito sul processo penale" per conferire "un peso e un ruolo effettivo alla vittima".
Il tutto perché in Italia "le ragioni delle vittime e la sicurezza della collettività contano meno dei diritti dei delinquenti". Dunque ora si attendono "una presa di coscienza della politica e una risposta immediata".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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