Escalation di violenza: cosa c'è dietro l'attacco ai militari a Cagliari

L'esplosione della molotov contro l’ingresso del comando militare è l'ultimo atto violento di una serie di azioni e lotte antimilitariste segnate da numerosi momenti di tensione

Escalation di violenza: cosa c'è dietro l'attacco ai militari a Cagliari

La molotov contro l’ingresso del comando militare della Sardegna arriva dopo giorni di dure polemiche a mezzo stampa. Ora in cui alcuni quotidiani, diversi siti di informazione e qualche talk show hanno raccontato di una prossima "invasione" della Nato a danno dell’Isola. Tesi avvalorate da partiti e movimenti indipendentisti: organizzazioni storicamente contrarie alla presenza degli uomini in divisa sul suolo sardo.

Il Manifesto, storico foglio comunista, è arrivato a pubblicare in prima pagina un dettagliato bollettino di guerra sui numeri di un’operazione militare che – ovviamente – è stato specificato fosse senza precedenti. “Tre settimane di fuoco, con proiettili, bombe e missili lanciati contro litorali di eccezionale pregio naturalistico. Teatro dell’esercitazione, come sempre, i tre principali poligoni militari sardi: Quirra, Capo Frasca e Teulada”. Frasi accompagnate dalle cifre dei mezzi impiegati: quattromila effettivi, sessantacinque navi, sommergibili e mezzi anfibi. Così si raccontava sulle colonne care al movimentismo di sinistra. Enfasi eccessiva visto che si tratta di un copione ormai ordinario e ben conosciuto dalla popolazione. Da decenni, infatti, i poligoni sardi e alcuni spicchi del Canale di Sardegna e del Tirreno ospitano le attività addestrative delle nostre Forze armate. Esercitazioni che si svolgono con regolarità insieme ai Paesi dell’Alleanza atlantica che puntano sulle sinergie in materia di Difesa. Anche quella di quest’anno è un’operazione ampiamente prevista e per nulla collegata allo scenario ucraino, come certe maldestre narrazioni hanno fatto intendere.

Alla fine il consuntivo delle esercitazioni rischia di evidenziare come l’unico ordigno capace di arrecare un danno potrebbe essere stato proprio la bottiglia incendiaria lanciata a Cagliari da una mano che, per il momento, resta ignota (guarda la gallery). Non sono state diffuse delle rivendicazioni ma è facile ritenere che l’azione sia maturata tra gli ambienti dell’antagonismo extraparlamentare di sinistra o nei sempre più vivaci circoli indipendentisti. Sigle e comitati impegnati in una lunga lotta antimilitarista segnata da tanti momenti di tensione. Le cronache degli anni più recenti raccontano di tafferugli e manifestazioni intorno alle caserme e agli ingressi dei poligoni coinvolti nelle operazioni militari. Protagonista della contrapposizione contro gli Stati maggiori delle Forze armate è stato anche l’autonomismo vicino al centrodestra. Mauro Pili, ex presidente della Giunta regionale e deputato per tre legislature, si è fatto promotore di una durissima battaglia contro le operazioni degli uomini con le stellette tramite il suo movimento Unidos. Convinzioni che nel 2014 lo portarono anche a forzare il divieto di navigazione durante uno dei consueti stop per permettere le esercitazioni di tiro di fronte alle spiagge del grande poligono di Teulada: fatto che lo costrinse a un processo conclusosi con l’assoluzione.

Non tutte le tensioni e le rivendicazioni hanno però una base ideologica o possono essere ricondotte nell’alveo della contesa politica più faziosa. Difficile controbattere a chi ritiene ingiusto che la Sardegna ospiti la fetta più rilevante di tutto il demanio militare sottoposto a vincoli presente sul suolo italiano. Le servitù militari, come recita il sito della Regione, arrivano a superare i 35.

000 ettari e sono presenti in varie zone che potrebbero essere maggiormente sfruttate dall’industria turistica. Una situazione che non si registra altrove ma che non può certo giustificare il lancio di una molotov o il ricorso alla violenza verbale.

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