Da ex dipendente a partita Iva: ​"Lo Stato fa terrorismo sugli autonomi"

Francesco Longo, agente rappresentante di commercio, autonomo dal 2010: "La partita Iva è il nuovo povero che avanza"

Da ex dipendente a partita Iva: ​"Lo Stato fa terrorismo sugli autonomi"

“Sono agente rappresentate di commercio. Fino al 2010 ero funzionario di un’azienda privata, poi gli incentivi all’esodo mi hanno costretto a scoprire negativamente il volto della libera professione”. Francesco Longo si è trovato a 40 anni a doversi “mettere in gioco” d’accapo. Fatture, Inps, commercialista e un lavoro sempre da rincorrere “tra tante difficoltà”.

Rispetto a quando era dipendente, cos’è cambiato?
“Faccio praticamente lo stesso mestiere, senza però stipendio netto, garanzie per ferie, malattia e infortuni. Un tempo avevo la macchina e il cellulare aziendale, ora invece devo investire per entrambi. E poi ci sono le tasse e i contributi Inps, le provvigioni sono sempre un punto interrogativo, si lavora tanto e non si sa mai se (o quando) si verrà pagati. La Partita Iva è il nuovo povero che avanza”.

A ottobre la Cgia di Mestre calcolava che quasi il 41% delle famiglie il cui introito principale è dato da partita Iva, vive sotto a soglia di povertà.
“È così, perché agosto e dicembre le provvigioni saltano ma le spese rimangono. Se vai in banca per chiedere dei fidi, i tassi sono altissimi. Per non parlare dello scoperto di cassa. Se non paghi i contributi Inps perché non riesci, arriva la mannaia dell’Agenzia delle entrate. E uno come fa a vivere?”

Come è cambiato oggi il suo reddito rispetto a quando era un dipendente?
“Da funzionario in azienda percepivo sui 45mila euro netti. Ora arrivo a 15/16mila. E il lavoro è anche aumentato: circa 12 e 14 ore al giorno".

Un tempo si guardava agli autonomi come a quelli che potevano puntare a un reddito alto.
“Io ti parlo del mio ambito e devo dirti che prima il mio ruolo ero molto rispettato: eri visto come quello che conduceva una vita agiata. Oggi sei l’ultima ruota del carro, sei il nuovo povero. Ogni volta che chiama il commercialista, arriva una mail o una lettera mi viene paura. Ho gli incubi. Non si riesce più a vivere. E i politici non ci tengono in considerazione”.

Parliamo delle tasse, qualcuno dice che sono eccessive. C’è una soluzione?
“Io pago il 68% di imposte varie. Puoi immaginare che è una follia. Bisogna lavorare 7/8 mesi all’anno per lo Stato e i restanti mesi per guadagnare qualcosina. Per non parlare degli studi di settore. Fanno bene aziende e professionisti che vanno in altri paesi per trovare carichi fiscali più bassi”.

Le è mai capitato di essere in ritardo nei pagamenti Inps?
“Sì, pago con la rateizzazione di Equitalia. E non sono l’unico. Basti pensare che ci sono genitori che pagano le saldano esattoriali dei figli. Una follia”.

Le piccole imprese in Italia rischiano circa 111 controlli l’anno, uno ogni tre giorni, e spesso nel 50% dei casi gli accertamenti hanno esito negativo per l’Erario.
“Non mi stupisce. Ma anche se hai ragione e non sei un evasore, spesso conviene abbassare la testa e pagare senza ribellarsi. Fare un ricorso significa versare immediatamente il 30% dell’importo contestato e poi sperare di vincere in aula. E chi ti giudica? Una commissione nominata dal Ministero delle Finanze: il controllore nomina chi lo giudicherà. Per avere giudizi imparziali bisogna arrivare in Cassazione. Ma chi ha i soldi per pagare avvocati e commercialista in tre gradi di giudizio?”

Come definirebbe l’approccio che ha lo Stato nei confronti dei cittadini?
“Terrorismo”.

Perché?
“Ti mette sotto tiro, non ti dà la possibilità di respirare”.

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