Facebook gli rovina la vita: "Io non sono un pedofilo"

Un 24enne di Parma accusato con un post "bufala" di pedofilia su Facebook. In 20mila rilanciano la denuncia dando inizio ad una persecuzione. Lui si difende e, disperato, dichiara: "Mi stanno uccidendo con un clic"

Facebook gli rovina la vita: "Io non sono un pedofilo"

Quando le “bufale” che circolano su web rovinano la vita delle persone. O, in altre parole, la storia del ventiquattrenne Alfredo Mascheroni, barista di Collecchio, nel parmense. “Su Facebook – spiega Mascheroni riavvolgendo il filo di questa storia assurda – è comparso un post con la mia immagine e un link al mio profilo in cui si diceva che ero un pedofilo”. Qualcuno, infatti, ha associato l’account del ragazzo e ad un messaggio che recita: “Ciao, per favore segnali questo profilo? È un bastardo che manda foto nude a tutti ed un pedofilo, grazie, dimmi se lo fai”. Difficile anche solo immaginare cosa deve aver provato Alfredo. Un ragazzo tranquillo che, da un giorno all’altro, ha visto il suo nome – condiviso da oltre 20mila utenti – accostato ad un’accusa tra le più infamanti: quella di pedofilia. “I miei amici – spiega – hanno cercato di difendermi ma qualcuno li ha accusati di essere falsi, dei finti profili inventati da me. Hanno tirato in mezzo anche con la mia ex fidanzata, scrivendo che stavo con una minorenne quando in realtà lei è più grande di me di quattro anni. Mi hanno scritto di tutto”.

Il giovane parmense ha subito presentato una denuncia alla polizia postale ma, nel frattempo, continua la catena d’odio e di insulti ai suoi danni. E, purtroppo, non solo sul web: “I clienti nel bar entrano e mi chiedono cosa è successo. In piazza, a Collecchio, qualcuno per scherzo ha gridato: ‘C’è il pedofilo’. Ho l’angoscia”. Persino suo zio di cinquant’anni, che non usa Facebook, al telefono, gli ha domandato: “Sei un pedofilo? Lo ha sentito dire in giro”.

Da sabato scorso, quando è stato ingiustamente accusato di pedofilia, Alfredo continua a ricevere centinaia di messaggi e notifiche al giorno.

Una persecuzione. Ma a chi gli suggerisce di metter fine a questo stillicidio cancellandosi da Facebook risponde: “Non voglio che qualcuno che mi conosce possa restare nel dubbio. Sono innocente ma con un clic mi stanno uccidendo”.

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