Una intera famiglia di Cogne ha fatto causa all'Unione Europea, perché non si impegna abbastanza contro il surriscaldamento globale.
Lo sa bene Giorgio Elter, contadino di 54 anni, che sopra la valle di Cogne coltiva con metodi biologici frutti di bosco e piante aromatiche, con cui confeziona marmellate e liquori. Da sempre legato a quelle montagne, sulle quali trascorreva ogni estate, ora non si da pace nel vedere i ghiacciai che si ritirano e i lamponi che scompaiono. Per questo, insieme alla moglie Sara, 48enne, e alle quattro figlie, Soulail, Alice, Rosa, e Maria, ha deciso di fare causa all'Unione Europea.
Così, quando ha saputo dell'iniziativa dell'associazione tedesca Protect the Planet, che ha deciso, insieme a varie associazioni ambientaliste, di trascinare a giudizio l'Ue, non ha esitato a dare il suo contributo, schierandosi al fianco di chi vuole proteggere la Terra. I cambiamenti climatici danneggiano il territorio e l'agricoltura, causando problemi a chi vive dei prodotti della natura e della loro lavorazione. Ognuno può adottare uno stile di vita che permetta di rispettare l'ambiente: "fare agricoltura biologica significa usare meno energia, meno fertilizzanti o diserbanti di sintesi prodotti da fabbriche che inquinano, ridurre l’impiego di acqua", spiega Giorgio al Corriere della Sera. Ma tutto ciò non basta. C'è bisogno dell'aiuto delle istituzioni, che possano indurre tutti ad adottare uno stile di vita rispettoso dell'ambiente e sostenibile.
Ogni membro della famiglia Elter ha potuto fare causa all'Unione Europea, anche Maria, che è ancora minorenne e le altre figlie. Lo hanno fatto perché "i cambiamenti climatici si rifletteranno soprattutto sulla loro esistenza.
Sono molto preoccupato per loro: temo che non possano più avere una vita normale". E un po' Giorgio si sente in colpa, perché è la sua generazione a non essere stata in grado di mantenere il mondo ricevuto in prestito dai propri genitori: "Volevo fare qualcosa di più".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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