Ad una settimana dal restart della fase 2, con l'allentamento netto delle misure di contentimento del virus e la riapertura delle attività di vendita al dettaglio, bar e ristoranti, il rischio che la curva dei contagi torni ad impennarsi è già nell'aria. Troppi assembramenti nelle piazze, all'esterno dei locali e sulle spiagge. Senza contare, inoltre, che per molte persone l'utilizzo di mascherine sembra essere diventato quasi opzionale e facoltativo. Ma questo atteggiamento di nonchalance potrebbe costarci caro e amaro nelle prossime settimane. A fronte di uno scenario drammatico, che sarebbe meglio scongiurare con forza, il Viminale ha deciso di incrementare la vigilanza sulla popolazione e i controlli per le strade continuando, però, a confidare in primis nei comportamenti virtuosi dei cittadini. Sarà davvero così?
La linea ''soft'' del Viminale
Se i virologhi ''strigliano'' il Governo, e i sindaci minacciano di ''chiudere tutto'', la linea scelta dal Viminale è decisamente più pacata. Nonostante gli scienziati abbiano lanciato l'allarme, richiamando ad una condotta prudenziale, il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese tenderebbe ad escludere, almeno così pare, l'adozione di misure draconiane. Si affida al buon senso collettivo e fa appello alle responsabilità personali rivolgendo un appello mirato ai giovani. "Dobbiamo stare attenti più che mai, perché tornare indietro sarebbe deleterio per tutti. - dichiara nel corso di un intervento ai microfoni di RTL - Nel periodo precedente alle aperture gli italiani sono stati corretti, hanno avuto grande senso di responsabilità e li ringrazio. Oggi c'è la difficoltà della movida, i giovani dopo tanto tempo in casa hanno perso i limiti che si erano dati fino ad ora. Mi auguro che il senso di responsabilità riemerga nuovamente dopo questi primi momenti e che si adattino alle nuove condizioni". Dunque, la strada scelta sembra quella del dialogo ma nulla esclude che, in realtà, i controlli possano diventare serratissimi.
Le ispezioni
Ché il Viminale abbia deciso di mollare la presa suggerendo a tutti di procedere a briglie sciolte è sicuramente da escludere. Le ispezioni nei luoghi di ritrovo - bar, piazze e ristoranti - continuano ad essere profusi. I militari e gli agenti di polizia, che prima si occupavano di accertare la necessità degli spostamenti sul territorio, sono stati dirottati nei ''punti caldi'' della movida e laddove ci sia pericolo di assembramenti. Nell'ultimo weekend, poi, è scattata l'allerta anche sulle spiagge. A fronte di un clima decisamente estivo, in centinaia hanno deciso di concendersi qualche giorno di relax in riva al mare. E far rispettare le regole di distanziamento sociale all'interno degli stabilimenti balneari è una impresa assai ardua. Dallo scorso venerdì, infatti, si registra un boom di accessi agli arenili, specie da parte dei più giovani che hanno colto al volo l'occasione della riapertura per concedersi il primo tuffo della stagione. Per ora, il Viminale invita a rispettare i divieti ma, se il messaggio non dovesse essere recepito, partiranno multe a rafficca per tutti i trasgressori con sanzioni oscillanti tra i 300 e i 400 euro. Ben più severe, invece, saranno le conseguenze per i gestori dei locali che non faranno rispettare le norme anti-contagio: si rischia la sospensione della licenza.
I dati
Se i numeri del trend epidemiologico fanno ben sperare, quelli relativi ai controlli sono tutt'altro che rincuoranti. A Roma, in zona Ponte Milvio, sono state già comminate una marea di sansazioni, mentre a Perugia un bar è stato chiuso per rissa. In entrambi i casi le misure sono scattate per il mancato rispetto delle norme sulle mascherine e sul distanziamento sociale. Gli ultimi dati diffusi dal Viminale sulle ispezioni riguardano la giornata di venerdì: sono state controllate 131.962 persone.
Di queste, 651 sono state sanzionate. Il giorno precedente, invece, le sanzioni erano state 545. Altre cinque persone sono state denunciate per falsa attestazione o dichiarazione, e due per aver violato il divieto di allontanamento dalle proprie abitazioni nonostante fossero positive al virus. Le attività e gli esercizi commerciali sottoposti a ispezione sono stati 49.585: per 40 imprenditori è scattata la sanzione ed è stata disposta la chiusura provvisoria per 8 attività.
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