È stato posto il sequestro amministrativo sulla nave Sea Watch 3, uno dei mezzi della flotta dell'Ong tedesca Sea Watch. A darne comunicazione sono stati gli stessi attivisti, i quali su Twitter hanno accusato le autorità italiane di voler impedire alle Ong di fare le proprie attività.
La Sea Watch 3 da giorni si trovava ormeggiata all'interno del porto di Reggio Calabria, lì dove era arrivata lo scorso 17 settembre dopo aver fatto sbarcare 427 migranti. Si è trattato in quel caso di uno degli sbarchi più importanti dell'estate 2022. La nave, celebre per essere la stessa con la quale nel giugno del 2019 l'allora capitana Carola Rackete ha forzato il blocco della Guardia di Finanza a Lampedusa, aveva fatto salire a bordo i migranti dopo diverse operazioni compiute a largo della Libia.
Dopo l'approdo sono scattati i controlli. Anche perché già altre volte la Sea Watch 3 è stata raggiunta da provvedimenti di fermo amministrativo. In tempi più recenti, ad agosto sul mezzo sono state riscontrate alcune carenze. E così, una volta ancorata a Reggio Calabria, gli uomini della Guardia Costiera sono saliti a bordo. L'ispezione sarebbe durata 13 ore e dopo i controlli è stato deciso di emanare il fermo.
Secondo l'Ong la motivazione è unicamente di ordine politico. Gravi accuse in tal senso sono state lanciate sui social. “La SeaWatch3 è, di nuovo, arbitrariamente bloccata – si legge sul profilo Twitter degli attivisti tedeschi – Il Governo italiano torna alla pratica dei fermi amministrativi. Dopo 13 ore e mezza di controllo a Reggio Calabria, le autorità hanno bloccato la nave accusandoci, ancora una volta, di aver soccorso troppe persone”.
La #SeaWatch3 è, di nuovo, arbitrariamente bloccata. Il Governo italiano torna alla pratica dei fermi amministrativi.
— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) September 23, 2022
Dopo 13 ore e mezza di controllo a Reggio Calabria, le autorità hanno bloccato la nave accusandoci, ancora una volta, di aver soccorso troppe persone. pic.twitter.com/XDibutBQ4Y
"Nella giornata di mercoledì 21 settembre – hanno poi aggiunto fonti di Sea Watch all'Ansa – durante l'ultimo Port State Control effettuato, le autorità italiane hanno concentrato le loro attenzioni sul numero di persone soccorse, mettendolo in relazione alla sicurezza della nave e sostenendo che rappresenti, dice il rapporto di ispezione, un pericolo per le persone, le cose e l'ambiente. Questa è una motivazione assurda”.
Sempre all'Ansa fonti della Guardia Costiera hanno smentito le accuse di Sea Watch. “Sulla nave – sono le parole degli uomini della Guardia Costiera – sono state rilevate numerose e gravi carenze tecniche e non sono state ottemperate le prescrizioni impartite nella precedente ispezione che fu eseguita nel porto di Taranto”. Inoltre le autorità a Reggio Calabria hanno sottolineato come le ispezioni sono state fatte “secondo i principi Ue e nei tempi previsti” e come, soprattutto, il fermo è stato motivato dal mancato rispetto dell'articolo 98 della Convenzione sul diritto del mare. Quello cioè relativo alla messa in pericolo delle persone presenti a bordo di un natante.
Una spiegazione che non sembra aver convinto l'Ong.
Sea Watch sui social ha infatti accusato le autorità di Roma di non aver tenuto conto di una sentenza dello scorso primo agosto della Corte di Giustizia Europea, secondo cui il salvataggio in mare “è un preciso dovere”.Intanto la nave resterà ancorata e sottoposta a fermo fino a nuova disposizione. Non potrà quindi nei prossimi giorni tornare in mare per effettuare eventuali nuove missioni nel Mediterraneo.
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