Stuprata e poi gettata nel vuoto: "Così fu uccisa Fortuna"

La storia di Fortuna Loffredo, bimba del Parco Verde di Caivano, violentata e poi gettata nel vuoto dal suo aguzzino, Raimondo Caputo

Stuprata e poi gettata nel vuoto: "Così fu uccisa Fortuna"

Ci sono gli uomini. E poi ci sono anche gli orchi. Questi ultimi non divorano i bambini, come narrano le fiabe popolari dell'antichità, ma li violentano e poi ne gettano i corpi dal balcone. Fortuna Loffredo, una bellissima creatura dalla folta chioma bionda del Parco Verde di Caivano, alla periferia di Napoli, ne ha conosciuto uno. Si chiama Raimondo Caputo (detto "Titò") e, nel luglio del 2017, è stato condannato all'ergastolo per il reato di omicidio e violenza sessuale. "Chicca" - così com'era conosciuta nel quartiere - è morta a soli sei anni volando giù dall'ottavo piano di un palazzone buio. Gli ultimi secondi della sua breve esistenza li ha passati a difendersi dal corpo ingombrante del suo aguzzino.

La storia di Fortuna ha ispirato il regista Nicolangelo Gelormini per un lungometraggio che è stato aspramente criticato dalla famiglia Loffredo difesa, nell'azione legale di contestazione, dall'avvocato Angelo Pisani. "Arriveremo senza alcun indugio fino alla Corte Europea dei diritti dell’uomo e all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per la tutela dei Diritti dell’Infanzia e Adolescenza, sanciti proprio dalla convenzione ONU, che è uno strumento giuridico e un riferimento a ogni sforzo compiuto in oltre cinquant’anni di difesa dei diritti dei bambini", ha spiegato in una nota il presidente Consiglio Nazionale Diritti Infanzia e Adolescenza, il professor Umbero Palma.

La morte sospetta di Fortuna Loffredo

Tutto comincia il 24 giugno del 2014. Dall'ottavo piano dell’isolato numero tre, al Parco Verde di Caivano, precipita una bambina di 6 anni, Fortuna Loffredo. Finisce sul selciato dopo un volo di dieci metri: uno schianto fatale. Salvatore Mucci, un abitante dello stabile, si affretta ad aiutarla trasportandola presso il vicino ospedale con la propria auto. Ma è già troppo tardi. Le prime indagini sull'accaduto ipotizzano un incidente domestico: forse Fortuna si è sporta troppo, ha perso l'equilibrio ed è finita di sotto. Forse è scivolata. Ma c'è qualcosa che non torna nella ricostruzione della presunta caduta accidentale. Sin da subito la zia e i nonni della bambina si mostrano dubbiosi. Lo è anche la mamma di Chicca, Mimma Guardato che, desiderosa di stabilire la verità sulla morte prematura e sospetta della figlioletta, reclama giustizia. La Procura di Napoli Nord delega l’indagine ai carabinieri e, per i primi tempi, l’ipotesi resta quella dell’incidente domestico. Ma l'esito dell'autopsia sulla salma della piccina fuga ogni dubbio: Fortuna Loffredo è stata vittima di abusi sessuali.

Le indagini

Le indagini fanno emergere un retroscena a dir poco agghiacciante. Un anno prima della morte di Fortuna, il 27 giugno 2013, un altro bambino, Antonio, è precipitato dal settimo piano di quello stesso palazzo. Per la terribile vicenda la madre del bimbo, Marianna Fabozzi, è finita nel mirino dalla Procura di Napoli con l'ipotesi di reato per omicidio colposo: il figlioletto si sarebbe messo a giocare vicino una serranda semi-alzata finendo per cadere nel vuoto. Una strana convergenza, molto più che una tragica fatalità, accomuna la drammatica sorte di Fortuna e Antonio. Forse bisogna scavare più a fondo. Forse bisognare guardare oltre quel muro di omertà che avvolge, come le cinta di un fortino, i palazzoni del Parco Verde. Il sospetto che in quel labirinto di cemento avvengano "cose strane" è forte. Così vengono piazzate microspie e interrogati tutti i residenti: nessuno sa nulla. Ma c'è qualcosa che proprio non quadra al capo dell'ufficio inquirente, Francesco Greco. A segnare una svolta decisiva nell'inchiesta sono i disegni di alcuni bambini: quei disegni parlano. E raccontano di barbarie inenarrabili. Tra tutti vi sono quelli dell'amichetta di Fortuna, figlia di Marianna Fabozzi - sposata con Raimondo Caputo - e sorella di Antonio. La sua testimonianza sarà decisiva per incastrare il 44enne Raimondo Caputo.

I disegni dei bimbi incastrano l'orco

L'amichetta di Chicca ricostruisce tutto ciò che ha visto e che le è accaduto. Ad ascoltarla ci sono gli inquirenti e una psicologa:

Pm: “È mai capitato, in una di queste volte che siete rimasti soli, in cui succedevano queste cose, come dici tu, quando ti violentava, di avere parlato della vicenda di Chicca?”
Amichetta: “Sì, quando a me mi violentava. Diceva: ‘Sì, sono stato io, l’ho violentata e l’ho uccisa’”.
Pm: “A chi?”
Amichetta: “A Chicca”.

La bambina racconta e descrive, con dovizia dei particolari, le ultime ore di vita di Fortuna Loffredo: il tentativo di violenza, la reazione della piccola e il volo dall’ottavo piano del palazzo. Per il gip le sue dichiarazioni, e gli elementi che vengono riferiti, sono da ritenersi "assolutamente illuminanti ed inoppugnabili". Il 7 luglio del 2017, Raimondo Caputo viene condannato all’ergastolo dalla quinta sezione della Corte d’Assise per l’omicidio di Fortuna Loffredo. Caputo era accusato anche di aver abusato sessualmente della stessa Chicca e di due delle tre figlie minori della ex compagna, Mariana Fabozzi. Quest’ultima, imputata per non aver impedito gli abusi, riceve una condanna a 10 anni di reclusione.

Il film e le polemiche

La storia di Fortuna ha ispirato il regista Nicolangelo Gelormini per un film in cui una bimba di nome "Nancy" subisce reiterati abusi sessuali da parte di un vicino di pianerottolo. Un segreto logorante che la piccola tiene per sé fino a quando, con l'aiuto di un'argutissima psicologa, interpretata dall'attrice Valeria Golino, riesce a liberarsi dal fardello che l'ha resa schiva e diffidente nei confronti degli adulti. Il film, dal titolo "Fortuna - The Giant and the girl", è stato contestato dalla famiglia Loffredo per la narrazione fortemente artefatta nonostante faccia riferimento a un drammatico caso cronaca. A tal riguardo, il presidente del Consiglio Nazionale Diritti Infanzia e Adolescenza, il professor Umberto Palma, ha dichiarato: "Non è giusto che i genitori e ifratellini di Fortuna debbano rivivere la tragedia e il dolore anche attraverso gli schermi cinematografici, più dei colpevoli e condannati, sono le vittime che hanno diritto alla serenità e all’oblio dal male subito e un film che si intitola 'Fortuna – the Giant and the Girl', al pari delle fotografie di minori pubblicate da alcuni media, senza alcun controllo, certamente non garantisce serenità ad una famiglia già duramente provata". Poi aggiunge: "Per questo motivo abbiamo deciso di costituirci parte civile al fianco della famiglia Loffredo nei procedimenti avviati dall’avv. Angelo Pisani e dall’avv.

Simona Trongone, nell’assolutacertezza e convinzione che, la Giustizia, quella VERA e ASSOLUTA unitamente all’integrità e al coraggio dei Giudici, prevarrà sugli interessi economici e cinematografici, perché la Giustizia non è, e non deve essere mai spettacolo o seconda a nessun altro interesse, specie se lede ed offende minori indifesi".

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