Freddato orefice a Chiavari. Era un pentito di mafia

Ucciso con un colpo di pistola nel parcheggio di un supermercato. Ancora da verificare se il suo passato sia legato all’omicidio

Freddato orefice a Chiavari. Era un pentito di mafia

Freddato nel parcheggio al quinto piano di un supermercato di Corso Dante, in centro a Chiavari, comune ligure. È morto così Orazio Pino, 70enne, orefice. Lavorava in una gioielleria che, oltre ad altri punti vendita, gestiva insieme alla figlia. Un colpo sordo di pistola alla nuca, forse un’arma di calibro 22. Solo le ulteriori indagini da parte delle Forze dell’ordine potranno dare maggiori informazioni su quanto avvenuto nella serata di ieri, 23 aprile 2019. Il corpo era riverso a terra, nessuna traccia di sangue. A un primo esame era sembrata una morte naturale, ma il medico legale si è accorto di un piccolissimo foro sulla nuca.

Secondo quanto ricostruito dagli agenti della squadra mobile di Genova, guidati dal primo dirigente Marco Calì, Pino sarebbe stato raggiunto dal proiettile a una distanza di circa 5-6 metri, poco lontano dalla sua auto, ritrovata nel posto a lui riservato, ancora chiusa. Al momento non viene esclusa alcuna ipotesi, anche se la rapina finita male non sembra compatibile con il ritrovamento del marsupio dell’uomo accanto al cadavere, e ancora con i soldi al suo interno. Una delle tesi più probabili è quella del regolamento di conti.

Importante sarà anche la visione dei video registrati dalle telecamere di sorveglianza del supermercato e presenti nelle vie limitrofe. L’orefice aveva confessato di aver partecipato negli anni Novanta a numerosi attentati e di essere stato lui stesso l’autore di decine di agguati. Ai tempi era molto vicino a Nitto Santapaola, boss mafioso catanese, uno dei più importanti di Cosa Nostra. Il modo in cui è stato freddato non ricorderebbe però le esecuzioni mafiose.

Era stato lui nel 2009 a scegliere di rinunciare al sistema di protezione. Gli inquirenti in queste ore stanno interrogando familiari e amici per cercare di ricostruire gli ultimi mesi di vita della vittima.

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