Fare un funerale senza il prete? Presto sarà possibile. Nella diocesi di Bolzano-Bressanone, infatti, sta per iniziare un corso per formare alcuni cristiani laici affinché sostituiscano il clero nel celebrare i riti funebri. All'origine del provvedimento c'è un dato strutturale che non interessa solo le Alpi: la crisi delle vocazioni. Secondo un recente rapporto del segretario generale dell’Unione apostolica del clero - del resto - al mondo servirebbero circa 500 mila preti e un milione di diaconi in più. Il Sinodo sull'Amazzonia che Papa Francesco avrebbe programmato per l'ottobre del 2019 - poi - dovrebbe trasformare i diaconi permanenti di quei territori in "viri probati", cioè in "amministratori laici dei sacramenti". Il Vaticano - insomma - sta cercando di fare fronte a questa difficoltà mediante una serie di adattamenti per ora, tuttavia, solo ipotizzati. Modifiche che potrebbero rappresentare alla lunga una vera e propria svolta.
In Germania questa estensione ai laici della possibilità di amministrare i sacramenti esiste da tempo. Il cardinale Marx ha recentemente invitato il Comitato regionale bavarese dei cattolici a discutere dell'eventualità di affidare ai "viri probati" le parrocchie prive di clero. Il dibattito interessa negli stessi termini anche la Chiesa austriaca e quella francese. Il Piemonte e il Trentino Alto-Adige sono le regioni italiane più in difficoltà dal punto di vista vocazionale. Ecco - quindi - che la diocesi di Bolzano-Bressanone rischia di fare da apripista ad un cambiamento radicale. Nella provincia di Bolzano, il vescovo Ivo Moser ha già introdotto l'utilizzo del "responsabile parrocchiale", un'altra figura prevista dal diritto canonico. I laici stanno per diventare sempre più protagonisti attivi della vita parrocchiale. Nella diocesi citata, intanto, è tutto pronto per i corsisti che impareranno a celebrare le esequie dei defunti: "Saremo pronti tra un anno ora stiamo incontrando le persone nelle parrocchie - ha spiegato all'Adnkronos Reinhard Demetz, direttore dell'Ufficio Pastorale - Il corso partirà con una ventina di persone per aver come base un buon gruppo. Si svolgerà in 16 incontri di un giorno distribuiti lungo un anno. Si rivolge a diaconi ma sopratutto ai laici. Si studierà la liturgia del funerale e poi tanto tempo dedicato alla pastorale del lutto con alcune questioni teologiche sul fine vita".
Il Vaticano, secondo quanto dichiarato da Demetz, non si sarebbe fatto sentire. Lecito pensare allora che l'adesione al progetto sia implicita nel non pronunciamento. Ma esistono critiche a questo provvedimento? I tradizionalisti eccepiscono il fatto che, facendo celebrare i funerali ai laici, i defunti verrebbero privati della messa. Il rito funebre, insomma, si trasformerebbe in un insieme di canti, preghiere e letture: "È vero che si può far celebrare la messa in suffragio di un proprio caro defunto anche dopo il funerale, come avviene abitualmente in tutte le nostre parrocchie - scrive Claudio Crescimanno su La Nuova Bussola Quotidiana - ma la Chiesa ha sempre riservato una particolare importanza alla celebrazione della messa esequiale in presenza della salma, a cui vengono applicati i meriti della passione del Signore che si rinnova sull’altare, e a cui segue la preghiera di assoluzione e di benedizione davanti al feretro, che solo il ministro consacrato può compiere". Un'altra critica - infine - è mossa nei confronti del metodo utilizzato per risolvere il problema delle crisi vocazionali.
Sostituendo i sacerdoti con i laici - insomma - si lancerebbe il messaggio che il clero sia in qualche modo sostituibile con un intervento artificioso: un provvedimento in grado di bypassare il fatto che sempre meno persone rispondano alla "chiamata del Signore". Certo è che pare ci si avvii verso una sempre più evidente "protestantizzazione" del cattolicesimo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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