Ha passato un’estate al centro delle polemiche, per aver organizzato alcuni incontri sul tema del gender al Meeting di Rimini, che sono stati sospesi dagli organizzatori dell’evento dopo che due giornalisti di Repubblica Tv lo avevano accusato, in diversi video, di diffondere “strane teorie” sulle unioni omosessuali. Ieri, padre Giorgio Carbone, è di lui che stiamo parlando, ha presentato il suo ultimo libro, Gender – L’anello mancante? , in una conferenza organizzata da Notizie Pro Vita all’Angelicum, alla quale sono intervenuti, oltre al frate, anche il presidente dell’associazione Toni Brandi, Rachele Ruiu della Manif Pour Tous Italia e Federico Iadicicco, dirigente nazionale di Fdi-An. A noi de ilGiornale.it, il domenicano ha spiegato cosa intende quando parla di teoria del gender, cosa ne pensa della "censura" di CL e come risponde alle accuse de La Repubblica.
Molti sostengono che la “teoria gender” non esista, lei invece ha scritto un libro che afferma il contrario. Chi ha ragione?
Se siamo attenti e documentati, e mettiamo al bando la polemica, scopriremo che abbiamo ragione tutti e due. La teoria di genere applicata alla storiografia, infatti, non solo è legittima, ma molto utile, perché mette in luce il ruolo che un maschio o una femmina hanno svolto in un preciso contesto. Il gender di cui parlo io, contro il quale manifestano le Sentinelle in piedi o Manif pour tous Italia, è però un’altra cosa, e stupisce che alcuni si confondano. La prospettiva di genere di cui parlo, infatti, è quella che separa l’identità sessuata, che ha una base genetica, biologica e fisiologica, dall’orientamento e dalla condotta, i quali, secondo questa teoria, possono essere vissuti, al contrario, a prescindere dall’identità sessuata di ognuno.
Cosa intende quando definisce il gender una “rivoluzione antropologica”?
Intendo la possibilità per ognuno di noi, in base a queste teorie, di potersi comportare indipendentemente dalla propria identità corporea. Se, ad esempio, posso cambiare quando voglio il mio orientamento, perché mi percepisco di genere fluido, allora non mi identifico più nel mio corpo. Il mio corpo diventa una sorta di materiale esterno alla mia identità personale, che posso cambiare a piacimento. La prospettiva di genere ideata da Money conduce a questo: cancellare la rilevanza della corporeità sessuata maschile e femminile, riducendo tutto a scelta.
E chi ci sarebbe dietro questa "rivoluzione"?
La prospettiva di genere è promossa per raggiungere diversi obiettivi. Quello dichiarato è la non-discriminazione e il rispetto. E su questo possiamo essere d’accordo, a patto che non-discriminare significhi accogliere, integrare e includere, salvaguardando le differenze. Se invece non-discriminare significa omologare, non possiamo esserlo. L’uguaglianza sostanziale tra le persone, infatti, tiene conto delle differenze utili alla realizzazione del bene della società. Ma ci sono anche gli obiettivi remoti. Tra questi, vi è il dissolvimento delle relazioni familiari volto ad “atomizzare” l’individuo per portarlo ad agire come massa. Per quanto riguarda la battaglia per i cosiddetti diritti civili per le coppie dello stesso sesso, inoltre, essa appare priva di fondamento nel momento in cui le istanze di queste coppie sono già disciplinate dal nostro ordinamento, riguardo assistenza ospedaliera, accesso alla cartella clinica, successione del contratto di locazione. Il vero scopo di questa battaglia è, al contrario, rendere aperto a tutti il mercato della provetta. Ad esempio la legge Taubira, approvata nel 2013 dall’Assemblea nazionale francese di notte, ha consentito alle coppie dello stesso sesso di accedere, in Francia, alla fecondazione extracorporea. Il bacino dei potenziali clienti della provetta è così aumentato in modo significativo, e di conseguenza sono aumentati i profitti. L’appello alla libertà, al rispetto, alla non-discriminazione, che mi trova concorde, in realtà cela un nuovo traffico, quello delle forniture a pagamento di spermatozoi, di ovociti e dell’affitto dell’utero: moderne forme di schiavitù, altro che libertà!
Questa estate è stato al centro delle polemiche per la presentazione del suo libro sul gender, cancellata dagli organizzatori del Meeting di Rimini. Cosa ne pensa della "censura" di CL?
La Fondazione Meeting di Rimini il 23 agosto mi ha chiesto di cancellare la presentazione del mio libro Gender - L’anello mancante? che si sarebbe tenuta nello stand dei Domenicani. Essendo ospite del Meeting di Rimini, ospite pagante perché lo stand è affittato, ho seguito quanto il padrone di casa mi ha chiesto.
Secondo lei, per alcuni movimenti ecclesiali è scomodo parlare di certi temi?
Non appartengo ad alcun movimento ecclesiale, non conosco le loro dinamiche interne. Perciò penso di non essere interlocutore competente su questo tema. L’evento è stato cancellato per evitare polemiche ed una sovraesposizione mediatica del Meeting. Ma nonostante questo, come sapete, questi due risultati non sono stati ottenuti dagli organizzatori.
Ce l’ha con quelli di Repubblica che l’hanno accusata di aver diffuso “false statistiche” e “singolari teorie” sul tema dei diritti civili?
Beh, i suoi colleghi hanno fatto servizio non di grande informazione: hanno chiamato "singolare teoria di padre Carbone” un’evidenza scientifica. C’è un abisso tra una teoria, che è un’ipotesi di studio da verificare, e un’evidenza. Io mi sono permesso di citare uno studio di Frisch e Simonens del 2013, dove si evidenzia la relazione tra stato civile e cause di morte.
Il risultato dell’indagine, condotta su 30 anni e 6,5 milioni di Danesi, è che il tasso di incidenza del rischio di morte da Aids e suicidio aumenta in modo considerevole nella popolazione convivente o sposata dello stesso sesso. Questo accade in Danimarca, paese al top tra i gay friendly. Se poi vogliamo censurare un dato di realtà, denigrarlo o ironizzare su di esso, allora, addio al progresso scientifico e umano.
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