La tragedia di Genova ha segnato tutti, i cuori sono segnati, le persone sono segnate, il territorio è segnato. Da quel maledetto 14 agosto tutto è cambiato. Ora politici, Autostrade, esperti si passano la palla, ma l'attenzione deve restare su quelle persone che hanno perso o stanno per perdere tutto.
Sono più di 600 le persone sfollate che nonostante la vicinanza della protezione civile sono in balia degli eventi. Vengono sposate da una parte all'altra parché stare sotto il ponte Morandi non è sicuro. Ma ieri pomeriggio anche loro sono stati colti da una comprensibile crisi di nervi. Dopo ore passate fuori casa, hanno iniziato ad alzare la voce e hanno chiesto di poter tornare nelle loro abitazioni "almeno per prendere le medicine".
Come scrive l'Ansa, alcuni gruppi di sfollati hanno chiesto di poter rientrare nelle abitazioni abbandonate per prendere medicine destinate soprattutto alle persone anziane e effetti personali. Ma per motivi di sicurezza nessuno potrà far rientro nel proprio appartamento, soprattutto se si trova sotto il ponte. E sentendosi rispodere così, alcuni sono crollati: "Mio suocero ha necessità di medicine che sono difficili da reperire soprattutto in questo periodo festivo. È anziano e con gravi problemi di salute e le sue medicine sono rimaste in casa".
Ma gli sfollati non possono entrare da soli. Devono avere pazienza e aspettare i vigili del fuoco. Sono loro che corrono il rischio di entrare per recuperare materiali urgenti. Così, qualche ora dopo la "protesta", i soccorritori sono entrati nelle abitazioni pericolanti e hanno recuperato le medicine richieste. Alcuni cittadini, accompagnati dai vigili, sono riusciti anche ad entrare nelle loro case perché non si trovano sotto il ponte Morandi e quindi sono meno pericolanti.
Hanno recuperato qualche effetto personale, hanno salutato le loro mura domestiche e sono tornate in strada.Purtroppo non sanno nemmeno loro come andrà a finire, se la loro casa verrà abbattuta, se mai potranno far rientro nel loro amato nido. Così cercano di recuperare quello che possono... Loro che ancora hanno una casa.
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