Gesù Cristo equiparabile a un migrante dei nostri tempi? "Maria e Giuseppe, per i quali non c'era posto, sono i primi ad abbracciare Colui che viene a dare a tutti noi il documento di cittadinanza. Colui che nella sua povertà e piccolezza denuncia e manifesta che il vero potere e l'autentica libertà sono quelli che onorano e soccorrono la fragilità del più debole", aveva detto Papa Francesco durante l'omelia della Messa di Natale, il 24 dicembre scorso. E ancora: "Piccolo Bambino di Betlemme, ti chiediamo che il tuo pianto ci svegli dalla nostra indifferenza, apra i nostri occhi davanti a chi soffre. La tua tenerezza risvegli la nostra sensibilità e ci faccia sentire invitati a riconoscerti in tutti coloro che arrivano nelle nostre città, nelle nostre storie, nelle nostre vite. La tua tenerezza rivoluzionaria ci persuada a sentirci invitati a farci carico della speranza e della tenerezza della nostra gente", aveva aggiunto Bergoglio. Le frasi in questione erano state intepretate come un appello per l'approvazione dello ius soli e come un'equiparazione, appunto, della vicenda storica di Gesù a quella dei migranti diretti in Europa.
Antonio Socci aveva aspramente criticato le frasi del pontefice: "Oltretutto colpisce l'ignoranza. Qualcuno gli spieghi che Giuseppe stava portando la sua famiglia non in un pase straniero per motivi economici, ma nel suo stesso paese per il censimento, perché lui era originario di Betlemme. Quindi era a casa sua. E il versetto "non c'era posto per loro" si riferisce al fatto che nel caravanserraglio dove erano tutti non c'era un luogo appartato per partorire", aveva sottolineato su Facebook il giornalista di Libero. Bergoglio, insomma, avrebbe dottrinalmente forzato alcuni versetti del Vangelo pur di far passare Gesù per migrante. Il presepe di una parrocchia di Arcore, poi, aveva fatto altrettanto discutere. La parrocchia di sant'Eustorgio, infatti, aveva allestito una rappresentazione presepiale con Gesù, Giuseppe e Maria a bordo di una barca come "profughi tra i profughi".
Tarcisio Stramare, teologo, Oblato Giuseppino e biblista ha da poco rilasciato questa intervista a La Fede Quotidiana in cui chiarisce, dal punto di vista esegetico, la reale associabilità della figura del Cristo a un figlio di migranti della nostra epoca: "La Sacra Famiglia, come tutte quelle del tempo, del resto, si era mossa non spinta da motivi di migrazione, ma per rispondere al censimento, farsi registrare e pagare il tributo previsto, un atto di normale amministrazione allora", ha sottolineato Stramare. E ancora: "Il Vangelo è chiaro. Magari il riferimento è al successivo trasferimento in Egitto, però anche in quel caso non possiamo parlare di migranti". "Alla luce delle attuali categorie - ha aggiunto il biblista - l’ andata o meglio la fuga in Egitto, non sarebbe qualificabile come migrazione, al massimo la Sacra Famiglia sarebbe stata considerabile di rifugiati o esiliata. In tutta sincerità non amo, parlo per via generale, questi accostamenti con la stretta attualità e a categorie sociologiche o politiche.
Oggi è di moda dire che tutti quelli che si muovono sono migranti ed esiste la tendenza a strumentalizzare Gesù e la stessa Sacra Famiglia a fini politici". L'interpretazione di Papa Francesco, insomma, non sarebbe corretta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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