Ha partorito in casa, dopo aver tenuta la gravidanza nascosta ai suoi familiari, e poi ha gettato il neonato in un cassonetto nei pressi del reparto di ginecologia dell’Ospedale San Camillo. Il fatto risale al mese di marzo del 2013 ed ora, a distanza di quasi treanni, i giudici della Corte d’Appello di Roma hanno confermato la sentenza di assoluzione già emessa in primo grado, nel settembre del 2015. "La corte d'assise d’appello ha confermato la sentenza di primo grado cheassolveva Marika Severini dal reato di omicidio volontario e occultamento dicadavere - hanno dichiarato gli avvocati Antonio Iona e Stefania Ciliberto, difensori della ventottenne - Da oggi la nostra assistita può guardare con maggiore serenità al suo futuro cercando di rimarginare una ferita che ha segnato profondamente la sua esistenza". In primo come in secondo grado di giudizio la donna è stata assolta dalle accuse di omicidio e occultamento di cadavere "perché il fatto non sussiste".
Gli accertamenti medico-legali, infatti, non
hanno potutostabilire con certezza con certezza se il bambino, nato in stato di gravesofferenza fetale, fosse vivo al momento di venire alla luce, e se unrepentino intervento dei soccorsi avrebbero potuto impedire il decesso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.