Il prossimo maggio ricorreranno i quarant'anni dalla demolizione dell'ultima automobile posseduta da Pier Paolo Pasolini, la celebre Giulietta dell'Alfa Romeo di colore grigio metallizzato. Ultima perché fu proprio quella macchina a decretare la morte del poeta, schiacciandolo nella notte tra 1 e 2 novembre del 1975 in uno spiazzo sterrato nei pressi dell'Idroscalo di Ostia. Alla guida dell'Alfa GT, almeno secondo quanto stabilito dalla giustizia italiana, vi era l'allora diciassettenne Pino Pelosi, un prostituto che Pasolini aveva portato con sé in quel punto sperduto del litorale romano dopo averlo caricato, intorno alle 22 dell'1 novembre, in Viale Luigi Einaudi, di fronte alla Stazione Termini. Le ragioni che indussero Pelosi (scomparso per malattia nel 2017), o chi per lui a uccidere Pasolini restano tuttora non chiarite e neppure la più recente inchiesta è riuscita a fare piena luce sul delitto, chiudendosi nel 2015 con un'archiviazione.
Abbiamo iniziato quest'articolo usando l'indicativo, ma avremmo dovuto ricorrere al condizionale. L'Alfa GT di Pasolini avrebbe dovuto essere demolita ma, in realtà, demolita non fu mai. L'automobile infatti esiste ancora, come abbiamo verificato attraverso una visura della targa della macchina: Roma K69996. Il veicolo, il cui numero di telaio (2429845) - dunque non solo la targa - corrisponde a quello dell'auto acquistata da Pasolini nell'estate del 1972, risulta attualmente di proprietà di una donna residente in provincia di Varese, la quale lo ha acquistato nel febbraio di quest'anno, pagandolo 15mila euro, da un uomo residente in provincia di Trapani. Quest'ultimo diviene proprietario dell'automobile il 12 aprile 2018, mentre la prima immatricolazione (che è poi, di fatto, una nuova immatricolazione) è datata 6 maggio 2019. Dunque tra il maggio del 1981, quando l'Alfa sarebbe dovuta essere rottamata, e l'aprile del 2018 è come se la macchina fosse sparita nel nulla. Trentotto anni di completo buio. A sostenere che l'Alfa fosse stata rottamata nel 1981 è la cugina ed erede di Pasolini, Graziella Chiarcossi, la quale, ascoltata nel 2010 durante l'ultima inchiesta, dichiarò agli inquirenti che, quando l'auto le venne restituita nel maggio del 1981 dall'autorità giudiziaria (Pelosi era intanto stato condannato in via definitiva per omicidio volontario nell'aprile del 1979), venne rottamata dopo qualche giorno dall'autodemolizione «Rozzi» di Roma grazie all'interessamento dell'attore Ninetto Davoli (ex compagno di Pasolini).
Tale autodemolizione esiste tuttora e si trova nel quartiere di Centocelle. Ci siamo recati sul posto e abbiamo chiesto ragguagli. Un uomo sulla quarantina ci ha sbrigativamente risposto che, per essere certi che l'Alfa sia stata rottamata lì, dovremmo essere noi a fornire il certificato di avvenuta demolizione, essendo impossibile per loro recuperare il documento nel proprio archivio. Senza contare che, essendo trascorsi quasi quarant'anni, la documentazione sarà probabilmente finita al macero. Ma adesso sappiamo che quel certificato non verrebbe mai recuperato, poiché non esiste: l'Alfa di Pasolini, infatti, non venne demolita. Di sicuro, a un certo punto il PRA, non avendone avuto più notizie, ha cancellato l'Alfa GT dai propri elenchi, fino alla reimmatricolazione del maggio 2019. Come è entrato in possesso del veicolo il penultimo proprietario, l'uomo del Trapanese? Sarebbe di fondamentale importanza appurarlo, poiché l'Alfa rimane il principale reperto del delitto Pasolini.
È vero che, dopo tutto questo tempo, è difficile che eventuali accertamenti biologici diano esiti utili. Ma sarebbe assurdo non compiere comunque un tentativo e non provare a ricostruire la storia di un'automobile protagonista di un fatto di cronaca nera che non smette mai di regalare colpi di scena.
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