"Siamo tanti fratelli, non si può mai sapere, a qualcuno può frullare per la testa di andare a pescarlo a casa sua. E ucciderlo. Il sangue è sangue". Con queste parole pronunciate dai familiari di Bruno Petrone, uno dei rapinatori uccisi due giorni fa ad Ercolano e riportate in un video di Fanpage.it., scatta la minaccia per il gioielliere che ha ucciso i due rapinatori. A fare fuoco, durante il tentativo di rapina, fu un commerciante di preziosi di 68 anni. I familiari in lacrime chiedono giustizia per un eccesso, a loro modo di vedere, di legittima difesa. "Anche se sono certa che giustizia non ci sarà - dice in seguito la figlia di Bruno Petrone - perché noi siamo i cattivi. Ma non è giusto. Quando hanno ucciso mio padre non abbiamo ricevuto neanche una telefonata da parte delle forze dell’ordine, e che è morto un cane?".
Intanto a Pomeriggio 5 uno testimone ha parlato di una collutazione tra il gioielliere e i rapinatori: "Stavo fumando una sigaretta di fronte alla gioielleria di Beppe, quando all'improvviso sono arrivati i due malviventi a bordo di un motorino - racconta l'uomo a Barbara d'Urso - una volta scesi hanno estratto quella che a me sembrava una pistola vera, e ci hanno intimato di non muoverci. A quel punto - continua Sergio - uno dei due si è avvicinato a Beppe e gli ha puntato una pistola alla tempia, aprendogli la giacca per prendere i soldi che lui aveva appena prelevato. Nel frattempo l'altro era già risalito sul motorino. A quel punto, io sono rientrato nel negozio per avvertire i miei clienti, e ho sentito esplodere nove o dieci colpi di pistola.
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