Il tempo usato per indossare e togliere la divisa deve essere riconosciuto come tempo di lavoro e, quindi, va retribuito. È la decisione di un giudice di Macerata, che ha accolto la richiesta di 300 infermieri e operatori sanitari, che chiedevano il pagamento del tempo impiegato per cambiarsi.
Secondo quanto riporta Il Resto del Carlino, il giudice ha riconosciuto 10 minuti in entrata e 10 minuti in uscita, per ogni turno di lavoro dal 2009 ad oggi, come "effettivo orario di lavoro" e ha disposto "il pagamento anche di tutti gli arretrati fino a cinque anni indietro".
La vicenda risale al 2014, quando Cisl Fp aveva chiesto che "venisse dichiarato che il tempo da loro trascorso per indossare e dismettere la divisa costituiva tempo di lavoro, pari a 20 minuti a turno". L'Azienda sanitaria unica regionale, presso la quale lavoravano gli infermieri, aveva deciso di andare in giudizio, dato che sosteneva che il costo del tempo usato per cambiarsi doveva considerarsi già compreso nello stipendio. Ma il giudice ha dato ragione ai lavoratori, sostenendo che i 20 minuti usati per indossare e togliere la divisa vanno considerati come tempo lavorativo e quindi retribuiti, a prescindere dallo stipendio.
La Cisl Marche ha annunciato che "chiederà il riconoscimento di quanto dovuto per tutti i lavoratori con la divisa dell’Asur", mentre il direttore dell'Azienta ha assicurato di rispettare "sempre le sentenze, sia quando sono a noi favorevoli, siamo quando sono contrarie".
Ha aggiunto, però, che "questa sentenza aumenta il costo del lavoro, ha un impatto sul budget di risorse che abbiamo a disposizione e sulla base del quale abbiamo programmato la nostra attività. E questo, anche se non nell’immediato, potrebbe costringerci a ridurre il numero delle assunzioni che abbiamo previsto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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