C'è chi balla e specula sui morti. Quelli che ci sono già stati e quelli che, purtroppo, verranno. Politici, giornali e opinionisti di sinistra, uniti come fossero un sol uomo, sono partiti a spron battuto contro un nuovo nemico: il Nord. Il Nord che risponde ai nomi di Attilio Fontana, Luca Zaia e Giulio Gallera. Le accuse sono quelle di non aver arginato il contagio nei focolai di Nembro e Alzano e al Pio Albergo Trivulzio, la storica residenza per gli anziani di Milano. Da lì partì, nel 1992, lo scandalo di Tangentopoli e probabilmente il ricordo di quel lontano tintinnìo di manette risveglia lo spirito giacobino di quei giustizialisti a ogni costo, che non perdono occasione, nemmeno durante una pandemia, per far polemica e portare a casa un'elemosina di consensi. E il discrimine è proprio questo: lo tsunami che si è catapultato, senza preavviso, sulle due regioni più produttive del Nord. Uno tsunami, non una leggera pioggerellina primaverile. Una situazione di emergenza che richiede misure emergenziali. La più grande catastrofe dal Dopoguerra ad oggi, che i maestrini dalla penna rossa si ostinano a valutare con gli occhiali della speculazione politica. Passato il peggio chi, e se, ha commesso dei reati pagherà. Ma questo è il momento degli ospedali e dei medici, poi toccherà ai tribunali e ai giudici.
Gli ispettori sono stati mandati appena due giorni fa dal ministro della Salute, ma il giornale unico progressista ha già emesso la sua sentenza: è colpa del centrodestra. Perché il gioco è questo: lucrare su una tragedia per averne un vantaggio politico. La Repubblica, con un giro funambolico, riesce addirittura ad arrivare al leader della Lega: «Giuseppe Calicchia è il direttore operativo, voluto dalla Regione, legatissimo a Stefano Bolognini, assessore alle Politiche sociali, legatissimo a Matteo Salvini». Tutto chiaro. Il presunto amico dell'amico diventa immediatamente un colpevole certo. Gad Lerner, sempre sul quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, rincara la dose: «Come è noto, la responsabilità operativa del Pat è di pertinenza della Regione, che vi ha collocato il filosofo considerato di area leghista; mentre il presidente, Maurizio Carrara, indicato dal Comune di Milano per svolgere funzioni di rappresentanza non operativa, è considerato di area di centrosinistra». Capito? I colpevoli sono ovviamente gli altri, quelli brutti, sporchi e cattivi. Poi Lerner si sfila la toga e si lancia in una excusatio non petita: «Repubblica è un giornale, non un tribunale che emette sentenze». Surreale.
Michele Serra ne fa prima una questione estetica: «Magari è un caso, ma non vedo mai in tivù Bonaccini e Rossi, e vedo sempre i governatori Fontana e Zaia. Se la discrezione fosse una virtù, e se mantenere, in una situazione drammatica, un basso profilo fosse una prova di serietà, la sinistra batterebbe la Lega due a zero». Invece, per Serra, è di altissimo profilo trasformare in una discussione da bar sport un dramma nazionale.
Il Fatto quotidiano, che in quanto a caccia alle streghe è sempre un passo avanti, ha già smaltito la sbornia di condanne ed è passato direttamente all'insulto: «Gallera spara cazzate» e «Fontana è come Fantozzi». È una caccia all'uomo selettiva, che colpisce solo chi è di centrodestra: non abbiamo visto paginate di accuse contro Giorgio Gori e Giuseppe Sala. Eppure a Bergamo le cose non sono andate bene e a Milano Sala è il primo cittadino, non un passante distratto.
Tutto come se non esistesse un governo centrale, come se non ci fosse un presidente del Consiglio che si affaccia a reti unificate ogni tre giorni per dare disposizioni al Paese, come se non ci fosse un ministro competente, quello della Salute, che su ospedali e residenze per anziani ha voce in capitolo. Hanno gli onori, ma scansano gli oneri. E le responsabilità. Sono intoccabili, immuni alla gogna mediatico-giudiziaria.Come cantava Fabrizio De André: «Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti».
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