Plexiglas, gel e distanze: i ristoratori si adeguano, Conte li chiude lo stesso

Dal 18 maggio, tutta la ristorazione si è adeguata ai nuovi protocolli per rimanere aperta e garantire la sicurezza ai clienti ma il governo, senza prove scientifiche sul contagio nei locali, ha deciso lo stop a queste attività fino al 24 novembre

Plexiglas, gel e distanze: i ristoratori si adeguano, Conte li chiude lo stesso

"Le attività dei servizi di ristorazione (fra cui pub, ristoranti, pizzerie, gelaterie, pasticcerie) sono consentite dalle ore 5.00 alle ore 18.00": è quanto scritto sul nuovo Dpcm del 24 ottobre di cui ormai tutti conoscono i contenuti ma soprattutto i ristoratori, la categoria più penalizzata dai nuovi provvedimenti anti-Covid.

Oltre al danno la beffa

Non solo, ma adesso il "consumo al tavolo è consentito per un massimo di quattro persone per tavolo salvo che siano tutti conviventi". Eppure, loro ce l'avevano messa tutta adeguandosi alle nuove disposizioni di regole e distanziamenti dopo il lockdown di marzo ed aprile: alle graduali riaperture di maggio, infatti, sono stati (giustamente) costretti a correre ai ripari acquistando materiali necessari a garantire la sicurezza tra le persone (come plexiglas ed igienizzanti) e distanziando i tavoli all'interno ed all'esterno delle proprie strutture secondo le nuove normative per contenere il virus.

Nonostante tutto questo ed una stagione estiva comunque altamente zoppicante, adesso si ritrovano nuovamente chiusi per un altro mese, almeno fino al 24 novembre. Perché, diciamoci la verità, i guadagni veri si fanno la sera, non certo durante le ore centrali del giorno con la gente a lavoro, specialmente adesso che vige per lo più un regime di smart working.

Distanziamento e plexiglas

Dopo due mesi di lockdown, il 18 maggio scorso è iniziata la "Fase 2" e la ristorazione ha rialzato le saracinesche secondo i nuovi diktat del governo, e sono tanti: lo spazio tra ogni cliente doveva essere triplicato rispetto a prima passando da 1,2 a 4 metri quadrati e la distanza tra i tavoli di almeno due metri. Nello stesso tavolo, però, se il distanziamento non fosse stato sufficiente, si doveva procedere installando una barriera divisoria trasparente (plexiglas). Spaziature sufficienti vanno garantite anche per chi prepara il cibo in cucina pena multe salatissime.

La riorganizzazione di questi spazi ha imposto, di conseguenza, una drastica riduzione di tavoli e personale della ristorazione. “Con una persona ogni 4 metri quadri, i ristoranti italiani perderebbero in un sol colpo 4 milioni di posti a sedere, ovvero il 60% del totale”, scriveva la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi.

Buffet, ricambio d'aria e menu

Ma qui siamo soltanto all'inizio: pena la chiusura, tutti i locali di ristorazione hanno dovuto cancellare dalle loro abitudini i tradizionali buffet, molto in voga soprattutto per gli aperitivi. Al tradizionale menù cartaceo, invece, è stato richiesto un menù digitale tramite il cosiddetto Qr code: si tratta di un codice a barre tridimensionale che, tramite l'uso degli smartphone, ha consentito di leggere il menù direttamente dal cellulare. In alternativa, si è chiesto di stampare i menù su fogli di carta usa e getta. Anche in questi casi, tutta la ristorazione si è adeguata investendo cifre importanti.

AI ristoratori, inoltre, è stato imposto un adeguato ricambio d’aria attraverso gli impianti di ventilazione, soprattutto in quelle aree dei locali più chiuse e lontane da finestre ed in quelle vicino ai servizi igienici. Capitolo mascherina: se è vero che i clienti debbono indossarla fino a quando non ci si trova al tavolo e quando si ha la necessità di andare in bagno, per camerieri e personale di sala vige l'obbligo di indossarla costantemente.

Igienizzanti, termometri ed elenco clienti

All’entrata di ogni locale, il governo ha stabilito che dovessero essere messi a disposizione dei clienti spray o gel sanificanti per le mani. Il personale del ristorante, inoltre, ha l'obbligo di verificare che i clienti indossino le mascherine, di tipo chirurgico o di tipo riutilizzabile (le cosiddette mascherine di comunità), fino al momento della consumazione.

Il personale dei ristoranti e dei locali in genere è tenuto anche a misurare la temperatura corporea, che non deve essere superiore a 37,5°C, a tutti i clienti in entrata. Inoltre, è stato fortemente consigliato di prenotare prima di recarsi nella struttura, così da evitare assembramenti e file all'ingresso dei locali. Anche in questo caso, gli imprenditori hanno comunicato alla propria clientela le nuove disposizioni e, fino alla chiusura di pochi giorni fa, da questo punto di vista non sono state registrate criticità di alcun tipo.

Capitolo clienti: il Dpcm del 17 maggio, che di fatto ha dato il via alle riaperture, ha obbligato ogni ristoratore a munirsi di un elenco con le presenze ed i dati della clientela per un periodo di 14 giorni. Nello specifico, la scheda tecnica di ristorazione riporta: “Negli esercizi che dispongono di posti a sedere privilegiare l’accesso tramite prenotazione, mantenere l’elenco dei soggetti che hanno prenotato, per un periodo di 14 giorni”. Quindi, ad ogni persona, è stato fatto firmare un foglio con nome, cognome e numero di telefono. Se si trattava di congiunti, bastavano i dati anche soltanto di una persona.

Il rebus dei tavoli

Ultimo ma non ultimo per importanza, il "balletto" dei tavoli: in quanti si può stare seduti? E soprattutto, chi? Inizialmente, si è fatto riferimento soprattutto ai congiunti, persone dello stesso nucleo familiare o conviventi, ma senza imposizioni sul numero. Nelle ultime settimane, però, il governo ha cambiato idea per ben due volte nel giro di pochi giorni: il Dpcm del 18 ottobre aveva fissato in "sei" il numero di persone massimo consentite attorno ad un tavolo al ristorante (così come il "consiglio" di invitare in casa al massimo sei persone, ci siamo occupati della vicenda in questa intervista).

Come per magia, soltanto 5 giorni dopo, con l'ultimo Dpcm datato 24 ottobre, il numero massimo consentito è passato da 6 a 4. Ed anche questa volta, per i ristoratori è stata un'ulteriore mazzata. Insomma, da maggio a pochi giorni fa, chi fa questa attività è stato sottoposto a pressioni e cambiamenti repentini che ammazzerebbero il morale anche della persona più ottimista.

Sono state rispettate regole, protocolli, misure di sicurezza, sono state investite cifre di un certo tipo a carico esclusivo dei ristoratori ma soprattutto, non c'è evidenza di contagi nei ristoranti, nei bar, nelle

pizzerie o nei pub. Non ci sono numeri che dimostrino che la gente si sia contagiata mentre consumasse la colazione od un pasto. Eppure, dalle 18 alle 5, questi esercizi commerciali rimarranno chiusi. Fino al 24 novembre.

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